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"E’ la vittoria di Inzaghi, questa forse ancor più delle prime quattro che pure hanno portato trofei e finali di Champions. Perché questa dà slancio e convinzione assoluta all’Inter, che resta su quella nuvoletta da sogno che l’ha portata a Istanbul. E no, proprio nessuno ha intenzione di scendere. L’allenatore l’ha vinta su tutti i fronti. Costruendo una gara fatta di attesa di aggressione, il mix perfetto. Intuendo le difficoltà dopo il 2-1 di Leao e cambiando nel momento giusto, arginando sul nascere le velleità di rimonta di Pioli. Vincere è sempre un merito. Saper gestire le risorse a disposizione, lo è allo stesso modo. Inzaghi è anche nell’abbraccio dato a Barella al momento della sostituzione, capendo che Nicolò certo non era felice di uscire dal campo. Inzaghi è giacca all’inizio e k-way alla fine, perché l’Inter ha saputo sporcarsi le mani per poi arrivare al godimento della vittoria".
"Piacere che derby, piacere che Inter. Cinque gol per la quinta di fila, una macchina perfetta da 13 gol segnati in 4 giornate e uno solo subito, ininfluente. Inzaghi si è preso l’ovazione dei tifosi e dei suoi giocatori. Si è preso i complimenti dei dirigenti e pure del presidente Steven Zhang, che lo ha chiamato dopo la partita per festeggiare, quando ancora il tecnico era negli spogliatoi. Inzaghi sa perfettamente che le critiche, la scorsa stagione, erano vive anche (o soprattutto?) dentro la sua stessa società. Ma è il passato, tutto scorre. E’ riuscito a risalire la corrente, Simone. E ora è forte pure di un rinnovo fino al 2025. Di una squadra che gioca a memoria. E allora altre patatine fritte, per favore, che l’appetito vien mangiando", chiude il quotidiano.
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