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E' il Joellino di casa Inter. Uno Swarovski per dirla alla Stramaccioni.Joel Obi manca in campo da un po', è alle prese con un infortunio ma è a lavoro per recuperare al più presto. Il nigeriano è ospite della puntata di Drive, programma di InterChannel condotto da Nagaja Beccalossi, di oggi. Nell'intervista, il giocatore racconta di sé, del nerazzurro e della sua vita privata. Vi riportiamo le sue parole:
TEMPO LIBERO - Quando arrivo a casa devo riposare almeno un'oretta nel pomeriggio altrimenti non riesco a stare sveglio, mi piace dormire. Sono abituato agli orari dell'allenamento però. Vivo in centro, i miei amici sono da quelle parti. Quando mi sveglio se ho appuntamenti esco, altrimenti passo la giornata con i miei amici, molto vengono da Parma. Quando posso torno da loro.
STORIA - I miei hanno deciso di venire in Italia quando io avevo nove anni, ma non per giocare a calcio. Mia mamma non voleva che io mi iscrivessi a scuola calcio, quando sono riuscito a convincerla ero il bambino più felice del mondo. Mi voleva il Parma, ma mia mamma ha detto che dovevo finire le scuole. Dopo il secondo anno l'ho convinta ad andare a giocare con i gialloblù, mamma non voleva manco andassi a giocare all'Inter. E' lei che decide a casa nostra. Ma io ero interista, non potevo dire di no a questa occasione. Avevo fatto un torneo, il torneo Scirea, e la società nerazzurra ha chiesto informazioni su di me, ha chiamato il mio agente. Quando mi hanno detto si a casa non vedevo l'ora di partire, era il mio sogno, si era realizzato.
AMBIENTE - Ero piccolo, con me c'erano Davide (Santon) e Mattia (Destro). Bernazzani? Io ero uno tranquillo, noi tre poi eravamo timidi, non parlavamo tanto e neanche il mister non è uno di tante parole.
AUTOCRITICHE -Non sono mai soddisfatto di quello che faccio, voglio sempre fare meglio. Ma appena finite le partite, qualsiasi sia il risultato, non mi rivedo: chiudo e basta.
MAMMA -Lei è felice se sono felice io. E adesso ha imparato il calcio, guarda più partite di me e mi assilla di domande. Non riesce però a vedermi dal vivo, si emoziona troppo. Credo che al mio esordio era più emozionata di me.
ESORDIO e IDOLO -In Champions? E' stato bellissimo! Chi era uscito? Il mio idolo! Deky Stankovic. All'inizio non avevo capito nulla. Ma non gli ho mai detto che è il mio idolo, sarebbe imbarazzante dire ad un mio compagno che è il mio idolo. Appena sono arrivato, lo picchiavo più di tutti, ma non lo facevo apposta. Cosa vorrei avere di lui? E' un calciatore completo, in difesa e in attacco e questo ammiro di lui. E pure io voglio essere utile in tutte e due le fasi. Poi ha un tiro... Io vorrei essere come lui, poi come calcia la palla, essere come lui sarà difficile. Io cerco di adattarmi a tutti i ruoli e di mettermi a disposizione, tanto gioca nell'Inter e va bene tutto, l'importante è fare bene.
NAZIONALE -Spero di poterci essere a gennaio. Credo che rappresentare il mio Paese non sia una cosa fatta per i soldi ma per amore del tuo Paese. Adesso devo pensare a rientrare e guadagnarmi il posto.
STOP - Si vive male a stare fuori, ma fa parte del calcio, ma capita di essere infortunato e non puoi evitarlo. Ho avuto la fiducia del mister e della società e adesso devo dimostrare, voglio cambiare il loro affetto per dimostrare di poter dare qualcosa a questa squadra.
LA FIDANZATA -Sto insieme ad una ragazza da due anni. Ho un equilibrio grazie a lei.
CUCINA -Io so cucinare però non cucino spesso. Faccio i piatti nigeriani come il riso con il platano. Mischio gli ingredienti, mi piace un sacco.
FILM -Qualche volta vado al cinema, mi piacciono i film d'azione, ma alla mia fidanzata non piace. Cerchiamo di venirci incontro...
FUTURO -Il mio sogno lo sto vivendo che è l'Inter, spero di rimanerci a lungo e spero di fare del mio meglio per questa squadra.
DESTRO -Sta bene a Roma. E' stato un periodo sfortunato, adesso è riuscito a segnare. Lui ci tiene a segnare, ha delle potenzialità incredibili. E io l'ammiro tanto. Gli avevo detto di venire da noi, poi ognuno fa le sue scelte. Io ho provato, ma ha fatto questo tipo di scelta. Poi chissà, non si sa mai...
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