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Klinsmann: “C’è un po’ di Matthaus in Barella. Inzaghi? Fenomenale. Lautaro e Thuram…”

Fabio Alampi Redattore 
L'ex attaccante dell'Inter ha parlato dal palco della Milano Football Week tra passato e presente nerazzurro

Jurgen Klinsmann, ex attaccante tedesco dell'Inter, è intervenuto sul palco della Milano Football Week: "All'Inter sono stati 3 anni bellissimi, il nostro presidente Ernesto Pellegrini ha avuto un gruppo di giocatori favolosi. Prima che arrivassi io hanno vinto lo scudetto dei Record, i tifosi mi hanno voluto bene sin dall'inizio, ho cercato di imparare l'italiano nel miglio modo possibile. Sono sempre tornato a Milano in questi 30 anni, mi sono sempre trovato bene con la gente italiana".

"Inzaghi? Il suo lavoro è stato fenomenale, da 10. Da fuori è sempre difficile giudicare il lavoro di un altro allenatore, ma possiamo giudicare lo stile della squadra, quello che fanno, come gestisce l'ambiente se le cose vanno un po' male, e soprattutto quando arrivano le partite che contano di più, quelle di Champions League. L'Inter ha questo obiettivo: tornare tra i migliori in Europa, ed è già tra i migliori. Poi alla fine bisogna vincere... Auguro che questo momento arriverà. Cosa manca per vincere? Magari un po' più di cattiveria".

"Lautaro? È campione del mondo, è già arrivato tra i big. Giocatori come lui, Mbappé, attaccanti eccezionali, ci vogliono un po' di titoli: con la coppa del mondo in Qatar ha vissuto questo momento indimenticabile per lui, e da lì ha preso più responsabilità quando è tornato all'Inter. È diventato molto più leader, è diventato capitano: devi essere focalizzato solo sul lavoro, e lo fa bene. Negli ultimi 2-3 anni è cresciuto molto. Thuram? Credo ci sia sempre qualcosa di un padre in un figlio. Quando parliamo di Lilian, io ho giocato 2 anni con lui al Monaco: era molto giovane, c'erano Djorkaeff, Petit, un paio di anni dopo hanno vinto il Mondiale nel '98. Marcus è uno che vuole fare gol, è sempre con i piedi per terra, vuole dare tutto per la squadra, lo vedo bene con Lautaro come coppia".

"La mia Inter? A quei tempi potevi avere solo 3 stranieri. Venire in Italia ed essere uno di questi 3 era già un sogno. Ero fra i 3 tedeschi dell'Inter, c'erano i 3 olandesi del Milan, al Napoli c'erano Maradona, Careca e Alemao... Come essere nominato per un Oscar! Tutti gli stadi erano pieni, la Serie A era il top del mondo. Qualche anno dopo le cose si sono spostate verso l'Inghilterra, ma quei tempi per noi erano speciali: come stranieri ci sentivamo parte della società, della famiglia Inter, della famiglia Pellegrini. Anche oggi, dopo passerò a casa di Ernesto per salutarlo. Era come essere parte di una famiglia: ogni paio di mesi invitava la squadra a casa sua per una cena, serviva per allontanare le cose negative. Chi faceva serata a Milano? Solo Berti e Zenga... Ci siamo nascosti dietro di loro! La prima cosa che ho visto quando ho acceso la tv era Walter Zenga che faceva la sua trasmissione! Un mio compagno di squadra che fa una trasmissione? Non è possibile, domani abbiamo allenamento e lui va in televisione! Sono stati dei tempi bellissimi. Un aneddoto su Berti? Potresti parlare tutto il giorno e tutta la notte di lui! Un ragazzo che non si fermava mai".


"Paragone Barella-Matthaus? Ci può stare. Matthaus era il tradizionale numero 8, andava su e giù per il campo con un'energia incredibile, non si è mai stancato. Aveva uno scatto incredibile, un tiro incredibile. Anche Barella fa queste cose: è dappertutto, a sinistra, a destra, poi va in area di rigore perchè vuole fare gol. C'è un pochino di Matthaus in lui, il paragone ci può stare. Brehme? Quando ci ha lasciato, un paio di mesi fa, ha lasciato un buco enorme nel mondo del calcio tedesco, ma anche qui: è stato un ragazzo favoloso, non solo un gran calciatore. Poteva giocare con il destro o con il sinistro, era uguale. Era sempre di buonumore, scherzoso, positivo: era l'equilibrio della squadra. Avevo litigato con Lothar, una volta anche con Zenga, eravamo tutti "maschi alfa". Poi c'era Brehme: lui poteva correggere chiunque, era sempre lì per gli altri. Quando è morto siamo rimasti senza parole. Al suo funerale c'era mezza squadra: Pellegrini ha ordinato un aereo privato per 10-11 ragazzi della nostra squadra per essere lì. Se n'è andato troppo presto".