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Inter-Twente deciderà il destino del mondo nerazzurro e quello di Rafa Benitez. Poche ore per capire con quali risorse la squadra potrà rianimarsi: ma dove le scoverà? Poche ore per assecondare quei segnali d’approccio che hanno i colori grigi della tempesta. Solo e soltanto quelli. Tant’è che il finale sembra scontato.
La soluzione? Da Leonardo a Spalletti, da Capello a Simeone. Su questi quattro nomi si fissano le attenzioni, ma soltanto uno (ci) convince: ed è quello di Fabio Capello. Perché di uno così ha bisogno l’Inter del dopo-Mourinho. Don Fabio che di Mou è un po’ l’ispiratore. Per il modo di essere di far giocare le squadre; per il carisma e le qualità estreme nel gestire i suoi calciatori e gli avversari, la stampa e i dirigenti; per sentirsi lui al centro del mondo, sopra a tutto e tutti.
Senza il Mondiale sudafricano, oggi sarebbe Capello a guidare l’Inter. Moratti l’aveva chiamato, a maggio: ma non c’era tempo per la svolta con la nazionale inglese. E soltanto lui può cimentarsi nell’impresa di ridare luce, forza, certezze a una squadra che si è smarrita, al di là dei tanti errori commessi dai dirigenti (contratti allungati e campagna acquisti zero); dall’equipe medica, perché non può essere solo di Benitez la colpa dei mille infortuni; e dallo staff tecnico, perché Benitez non ha ancora capito che in Italia il suo modello di calcio molto giocato, molto di possesso e mai cattivo, se non sorretto dal altissime qualità in zona-gol, è un modello perdente.
C’è solo Capello, adatto al ruolo. Non Leonardo, inesperto per cimentarsi in un compito così; non Spalletti, bravo, ma non quanto basta per cominciare in uno stato di emergenza; non Simeone, troppo lontano dal cuore del problema. Solo Capello, se Capello vorrà.
ARTICOLO TRATTO DA SPORTMEDIASET.IT
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