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Mancava un ultimo tassello per entrare definitivamente nell'Olimpo del calcio mondiale, fra i fuoriclasse di questa generazione. Lautaro sembra aver compiuto quell'ultimo passo. La consacrazione ieri, nella finale della Supercoppa Italiana contro il Milan, condita anche da una sua perla. Un gol che in pochi possono realizzare, in giro per il mondo. Un gol arrivato al culmine di una partita giocata da trascinatore vero, mai assente dalla gara. E' questo il nuovo Lautaro, tornato dal Mondiale con un'altra mentalità: un leader vero. Scrive la Gazzetta dello Sport:
"Provate a discutere l’argentino. Quarta partita consecutiva in gol, il 2023 è il suo anno. La verità è che lo status di campione del Mondo gli ha regalato una tranquillità e una consapevolezza mai avuta prima. Si è capito a Riad come mai, forse. Si è capito dopo un primo tempo in cui il Toro pareva avere una marcia in meno dei suoi compagni. Pareva servirsi e godere dell’ombra di quel cavatappi di nome Dzeko. L’altro Lautaro, quello pre Mondiale, si sarebbe pure innervosito. Questo no. Questo è rimasto lucido. Di più: ha lucidato gli altri, ha scherzato Tomori e ha disegnato un gol che rivedremo chissà quanto a lungo, nelle sigle tv. Lui c’è sempre, questa è la verità. Lui e Dzeko stanno guidando l’Inter proprio dove l’Inter pensava di essersi bloccata".
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