La sua stagione è stata come se l’aspettava?
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Lautaro: “Inter, non ti mollo più. Io e Icardi lottiamo per un posto, giocherei con Dybala…”
«Ho messo insieme tanti minuti, sono contento. In precampionato ho giocato e segnato tanto, poi mi è toccato andare in panchina e alla fine per quello che è successo a un compagno sono diventato titolare. E poi ho segnato nel derby...».
Ha mai pensato di andar via quando giocava poco?
«In quei momenti ti passa di tutto per la testa. Arrivavo dal Racing dove giocavo sempre, qui avevo davanti un monumento interista come Icardi, capitano, capocannoniere. Sapevo che sarebbe stato difficile giocare, lui non sarebbe mai uscito: o l’uno o l’altro, insieme mai. Così pensavo all’Argentina, alle occasioni sprecate, a un mucchio di cose. Ma parlando con la mia famiglia non è mai mancata la fiducia».
A proposito di famiglia. Qual è la prima cosa che ha detto a suo papà dopo il «cagon» a Spalletti?
«L’ho chiamato e gli ho urlato che non avrebbe dovuto farlo, non si sarebbe dovuto permettere. È un essere umano, può sbagliare, è stato calciatore quindi ha capito subito. Cancellò il tweet, ma era tardi, si è scusato in primis con me, che è la cosa importante, poi io chiamai il tecnico per chiedere scusa da parte mia e sua. Abbiamo fatto una riunione a tre: io, Zanetti e Spalletti».
Lei è diventato titolare dopo il caso Icardi. Ha mai parlato con Mauro durante quei giorni?
«Certo, a lungo. Gli ho sempre ribadito quanto fosse importante per la squadra, però gli ho anche detto che i problemi che c’erano tra i dirigenti e la sua moglie e agente andavano risolti direttamente da loro. E che noi come squadra non dovevamo essere coinvolti, non eravamo parti in causa, eravamo ai margini».
I suoi rapporti con Icardi sono sempre molto buoni, anche ora che siete in competizione?
«È stato il primo ad accogliermi, mi ha aiutato anche con la casa, si è occupato di tutto. Non era obbligato a farlo e lo ha fatto da buona persona. Siamo coscienti che lottiamo per un solo posto: fuori ci troviamo bene insieme, in allenamento poi ognuno fa il suo».
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