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Nel giorno della conferenza stampa di chiusura della stagione nerazzurra, mentre Luciano Spalletti parlava ai giornalisti, Lautaro Martinez atterrava a Milano. Destinazione Inter. "Abbiamo gente che lo conosce bene e di cui ci si può fidare, tipo Zanetti e Milito che lo hanno seguito e conoscono il suo valore. Chiaro che ci sono tutti quei passaggi da fare dove conteranno le sue reazioni, ma il calciatore – ci siamo informati bene – è forte tecnicamente, fisicamente e sano mentalmente e siamo contenti". Queste le prime parole che Spalletti aveva indirizzato al giovane attaccante argentino.
In questo precampionato Lautaro Martinez ha mostrato la sua garra, le sue qualità e anche i suoi gol. Fantastico quello contro l'Atletico Madrid, ad una settimana dall'inizio del tanto atteso campionato. Proprio in occasione di quel gol acrobatico - una prodezza- Spalletti aveva utilizzato nel post partita parole che erano sembrate quasi dure: "C’è stata questa giocata ma ci sono stati anche molti palloni persi. Lautaro fa un bel gol poi però deve tener palla, deve dialogare con i compagni perché se si perde palla e si prende gol poi si da la colpa ai difensori. I tifosi dell’inter hanno visto i campioni giocare a calcio, gli frega poco ai tifosi se si fa la giocata per pure spirito giornalistico." In realtà, il tecnico aveva probabilmente voluto buttare anche un po' di acqua sul fuoco dell'entusiasmo acceso dal precampionato di Lautaro. E a giudicare dai commenti arrivati puntuali dopo Sassuolo-Inter, Spalletti non aveva tutti i torti.
Da entusiasmo a flop - Se nella fase di preparazione i commenti erano alle stelle (Lautaro ha già convinto, intesa con Icardi, il crack argentino si prende l'Inter, è la prima certezza di Spalletti), i giudizi dopo la prima di campionato hanno immediatamente gettato ombre sull'attaccante argentino. Tra i media si è parlato di flop, di prestazione deludente e qualche testata ha addirittura evocato il fantasma di Gabigol. Lautaro contro il Sassuolo non ha brillato, la sua prestazione è certamente rivedibile. L'argentino non è stato però l'unico a giocare sotto le aspettative, in un'Inter diversa da quella del precampionato. Un'Inter che ha peccato nell'approccio, nella velocità di pensiero e di esecuzione, nell'interpretazione della gara dei singoli. In tutto questo stona il dito puntato con troppa facilità contro Lautaro. Deve ancora crescere, ha scritto qualcuno. E allora lasciatelo crescere. Senza ergerlo a salvatore della patria quando fa bene. Evitando di distruggerlo dopo una prova opaca. La prima, a voler essere puntigliosi.
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