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Lunga intervista concessa dal CT dell'Argentina Scaloni a La Gazzetta dello Sport. L'ex giocatore, tra le altre, della Lazio ha parlato anche della corsa scudetto e di Lautaro Martinez.
«Pensavo che potesse far bene (la Lazio, ndr) per quanto ha costruito negli ultimi anni, sia in termini di rosa sia col lavoro di Inzaghi, però sinceramente non pensavo che potesse competere con la Juve e con l’Inter fino a questo punto della stagione. Pensavo potesse stare al vertice fino a dicembre, non a febbraio».
Può vincere il titolo?
«Sì. Superata la metà del torneo si è creata una chimica generale che può trasportare la squadra fino alla fine: c’è un clima di positiva euforia molto particolare, che coinvolge la squadra, il tecnico, i tifosi, la società che può fare miracoli e che si crea in ambienti che non hanno nulla da perdere, in gruppi che si ritrovano in una posizione di vertice inattesa e senza la pressione tipica che accompagna le squadre che partono con l’obbligo di vincere. La Juve ha l’obbligo di dover vincere e in parte può averlo anche l’Inter per storia e mercato. La Lazio no».
C’è un favorito chiaro in questa lotta a tre tra Juventus, Inter e Lazio?
«Credo che se la Juve gioca come deve vincerà il titolo. Poi è chiaro, la pressione è forte e la Juve vince da tanto quindi il rischio che abbiano la testa altrove c’è. Tutte queste cose possono rappresentare un vantaggio per Inter e Lazio però ripeto, se la Juve fa quello che deve fare, alla fine vincerà ancora».
Il cambio da Allegri a Sarri può influire?
«Ho visto dal vivo diverse partite della Juventus e i problemi che può avere la squadra bianconera non penso dipendano dal cambio di allenatore quanto da una naturale predisposizione di fronte agli obiettivi: quando vinci lo scudetto per 8 anni di fila, ripeto, da 8 anni, è quasi naturale spingere le energie mentali altrove, in questo caso verso la Champions League. Che però è una competizione difficilissima quindi il rischio di non vincere nulla esiste. Le difficoltà per me non sono legate al cambio di allenatore e comunque sinceramente fino ad ora a me sembra che la Juve stia giocando bene».
Le faccio alcuni nomi. Cominciamo da Lautaro Martinez.
«Non dico che sia un giocatore già formato, pronto, ma quasi. È uno degli attaccanti del momento, sta in una grande squadra che difficilmente lo lascerà andar via ed è nel mirino di grandissimi club europei. Spero che continui così, per noi è una benedizione».
Ne avevate bisogno.
«Sì, l’Argentina ha sempre avuto grandi attaccanti. Il “problema” è che si trattava di giocatori di livello mondiale e il ricambio non era facile, la pressione derivata dal paragone su chi arrivava in nazionale è sempre stata molto forte. Mi sembra che Lautaro abbia talento e spalle sufficienti per proseguire il suo cammino individuale e in nazionale».
Paulo Dybala.
«Aveva finalmente trovato continuità con la Juve, poi improvvisamente smette di giocare. È in una situazione particolare. Sarri ha lo stesso problema che abbiamo noi: ha tanti grandi giocatori e qualcuno deve restare fuori. Purtroppo per quanto riguarda l’Argentina a volte tocca a Paulo, però è ovvio che per l’allenatore della Juve decidere chi gioca non è facile».
Può rimanere fuori uno con la qualità di Dybala?
«Non so, però rovescio il concetto: magari per un tecnico non possono giocare insieme Ronaldo, Higuain, Dybala e Douglas Costa. Gli allenatori cercano l’equilibrio e pensano a una formazione perché non si perda. Io voglio sempre usare i migliori, però qualcuno deve stare fuori. Nella scorsa Coppa America giocavo con Messi, Aguero e Lautaro...».
Gonzalo Higuain. Sembrava che avesse chiuso la sua esperienza nella Juve, invece no.
«Il Pipa è un punto di riferimento per la sua squadra, conosce la Juve, è ancora in forma, si muove bene e farà sempre gol. È un giocatore che farà parlare di sé per almeno altri due anni».
Il “Tucu” Correa della Lazio.
«Lo conosco dai tempi del Siviglia, l’abbiamo chiamato in nazionale, è un giovane interessante che si può adattare a posizioni differenti: con noi è venuto poco però lo seguiamo. Con la Lazio gioca bene da attaccante mentre noi lo usavamo più sulla sinistra. Vediamo come finisce la stagione».
Leo Messi lo vede fuori dal Barcellona?
«Mi sembra ci siano solo speculazioni ma io non ci credo. Non parlo di queste cose con lui, mi auguro solo che sia felice, ma faccio fatica a vederlo altrove».
E Mauro Icardi?
«L’abbiamo sempre seguito e continuiamo a farlo. L’abbiamo convocato il primo anno, poi ha avuto i suoi problemi e abbiamo smesso di chiamarlo. Ora il nostro gruppo è formato però le porte sono aperte per tutti».
In giugno c’è un’altra Coppa America. Un anno fa siete usciti con il Brasile in semifinale, quest’anno giocate in casa, insieme alla Colombia.
«Io dico che ci sono protagonisti e favoriti, due posizioni molto diverse. L’Argentina è sempre protagonista, ma in questa Coppa America i favoriti sono diversi: Argentina, Brasile, Uruguay, Colombia e Cile. Siamo dentro quel gruppo, ma promettere qualcosa è difficile».
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