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Che Inter sta nascendo?
—«Crescendo, diciamo crescendo, il termine giusto è questo. Lo scorso anno abbiamo mantenuto l’asticella alta. Da tanti anni, almeno da quando sono qui io, l’Inter sta lavorando bene: si vedono i risultati, si raccolgono i trofei, con l’ultima Champions abbiamo riportato l’Inter nel posto che merita per la sua storia».
L’Inter era quella di Istanbul o delle 12 sconfitte in Serie A?
—«Abbiamo perso per strada tantissimi punti in campionato. Ma ripartiamo dalla finale di Champions. Perché quella partita e quella competizione hanno fatto crescere singolarmente tutti noi dal punto di vista calcistico. Abbiamo lasciato un’immagine importante di noi, abbiamo dato un segnale al mondo».
Ripensa mai a quel gol fallito il 10 giugno? Le è mai capitato di sognare quell’azione?
—«Ma no, perché sono a posto con me stesso: ho fatto la scelta giusta. C’è chi dice che avrei dovuto passarla a Brozovic, chi a Lukaku. In quel secondo ho deciso così e va bene, ho rivisto tante volte i video con Guardiola già a terra... Ma non è l’unica occasione che abbiamo avuto quella sera, nella testa porto con me quanto di buono abbiamo fatto».
Che cosa è per lei l’Inter?
—«Una seconda casa. Quando arrivai, tutti mi hanno trasmesso il loro amore. Non lo dimenticherò mai. Vengo da una famiglia molto umile, ho vissuto momenti difficili da bambino: quando la gente mi dà una mano, so apprezzarlo».
Un aspetto concreto che ha migliorato in campo, dopo esser diventato padre?
—«Ora penso prima di fare le cose, prima ero tutto istinto. Guardate i cartellini gialli: prima ne prendevo di più, ho imparato a rispettare gli arbitri e gli avversari».
Il Lautaro calciatore, invece, dove ha ancora margini?
—«Ci sono sempre cose da “pulire”. Ad esempio posso crescere a livello fisico. E poi con i movimenti sulla gamba sinistra».
Inizia la sua sesta stagione: c’è una cosa che cambierebbe voltandosi indietro?
—«No, ho finito ogni stagione sentendomi cresciuto rispetto a quella precedente».
Dove si vede tra cinque anni?
—«Non lo so. Non mi piace mescolare il presente col futuro: si rischia solo di sbagliare. E io mi voglio godere l’Inter».
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