copertina

Leo: “Ai miei dico di dare tutto. Non si va ad Appiano per timbrare il cartellino”

Eva A. Provenzano

Leonardo riparte da questa vittoria. Da tre punti importanti per ridare una scossa all’ambiente nerazzurro dopo una settimana complicata, segnata da due sonore sconfitte che nell’immaginario collettivo hanno dato tutto per finito....

Leonardo riparte da questa vittoria. Da tre punti importanti per ridare una scossa all'ambiente nerazzurro dopo una settimana complicata, segnata da due sonore sconfitte che nell'immaginario collettivo hanno dato tutto per finito. L'allenatore dell'Inter si presenta ai microfoni di Premium per dire la sua:

"Ogni partita ha la sua storia, oggi non era facile per niente. Oggi abbiamo risposto a chi c'aveva assegnato l'etichetta di perdenti. Abbiamo rischiato poco e siamo riusciti a fare una buona partita. Sneijder ero sicuro di non averlo perché aveva un ematoma sulla gamba, Milito ha giocato venti minuti al derby e anche contro lo Shalke, è entrato ed è stato importante. Anche i terzini hanno aiutato in avanti. Sono felice per il gol di Maicon, ci mancava. Esonerarmi? Era un gioco, una battuta. Può passare nella testa di un dirigente, è stata una valutazione generale ironica, in realtà non ci penso neanche. Ho solo ribadito di essere un allenatore e quando qui finisco la carriera di allenatore la mia avventura qui finisce. Le parole del presidente hanno riportato tranquillità ed è stato molto più bravo di me in questo, io da dirigente non ci sarei riuscito. Poi da quella frase è venuto fuori un tran tran della 'Madonna'.

Il derby? Eravamo a cinque punti adesso mancano 18 punti e si va avanti fino alla fine. Questa contro il Chievo era una partita delicata, c'era uno sguardo come se questa fosse decisiva, siamo stati in campo con la consapevolezza di quanto fosse importante. Ci sono episodi che determinano tante cose. Le scelte, la compattezza vengono dagli allenamenti, basta che nella fase di non possesso riesci a fare il lavoro che devi. Analizzando solo i risultati diventa tutto matematico. I giocatori devono essere tranquilli. Se vengono ad abbracciarmi o no non cambia, devono solo pensare a fare il lavoro e dimostrarlo in campo. L'empatia è la voglia di stare bene e di dare tutto, io dico sempre che non si va ad Appiano solo per timbrare il cartellino".

A suo modo il tecnico interista ha cercato di spronare i suoi ragazzi: date tutto e state tranquilli. E poi ha voluto ribadire quello che aveva detto ieri: "Sono un allenatore ed è questo che voglio fare da adesso in poi".