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Esteban Cambiasso è il protagonista di Inter Legends, trasmissione in onda stasera su Inter Channel.
Fcinter1908.it vi riporta le sue dichiarazioni:
Futuro? Non lo so, allenatore dell'Inter? E' un altro mestiere, Prima dovrei decidere se farlo come mestiere. Nel calcio ti devono voler bene in tanti. Dirigenti, tifosi. Se non ti vogliono tutti. Mille coincidenze per diventare allenatore. Se un giorno decidessi di farlo impossibile non pensare di farlo qui. A casa mia.
Con Pupi abbiamo creato un posto per far rivivere un posto che abbiamo vissuto noi da piccoli. Abbiamo iniziato a giocare a calcio perché ci divertivamo. Questo è quello che abbiamo voluto ricreare nel nostro centro di formazione. Vedere i ragazzi che giocano e sorridono non ha prezzo.
Moratti - Chi decide ha sempre il rischio di sbagliare. Se uno deve sbagliare meglio farlo con i principi che ha. Lui ha fatto le sue scelte e penso sia stato premiato. Non toglie il merito che Ibra ha avuto per noi. Ringrazierò sempre per quello che ha fatto. Ci ha fatto vincere. Moratti ha fatto delle scelte diverse e sono arrivati altri successi.
Mancini - Un allenatore che ha fatto molto per l'Inter. Le prime coppe italia e i primi scudetti targati Mancini. E' riuscito a cambiare la mentalità di questa squadra e ha creato un'Inter vincente. José ha dato ulteriore salto di qualità per fare qualcosa in europa. Il lavoro del Mancio importante.
Cuchu - Nato quando avevo 5 anni, un personaggio della tv. Mia madre al centro sportivo ha chiesto di Esteban. Chi le hanno detto? Ah il Cuchu.
Pekerman - Fondamentale per la fiducia che mi ha dato nel calcio argentino, nel modo che ha avuto il Real Madrid. Dopo cinque minuti che ha chiamato ero già sull'aereo.
Redondo -L'ho sempre ammirato. Un professionista che arrivava per primo agli allenamenti e se ne andava per ultimo.
Mio fratello mi ha insegnato tanto anche se lui non lo sa. Ha avuto sempre chiaro che avrebbe fatto carriera giocando a calcio, Non ha avuto una carriera come la mia, che ho avuto anche fortuna. Non si è mai abbattuto. Ha sempre lottato anche se le cose non erano facili. L'avevo capito quando eravamo ragazzini.
Sei gol alla Fiorentina in carriera - Punto su ben altro. Giocare mi piace, ma per me conta arrivare alla fine prima degli altri. Mai contato le presenze o altre cose.
Espulsione Cambiasso - L'azione vista dopo era bestiale. Fa effetto perché prima ci stavamo riscaldando tutti e due (Giovinco) e parlando della partita. Lui mi ha spostato la palla, io sono arrivato in ritardo. L'entrata era bassa, avrei potuto fargli male ma non come se avessi puntato ginocchio o tibia.
Tottenham - Non ci credeva nessuno. Credevamo si potesse fare. Là non avevamo giocato come dovevamo fare. Sapevamo che c'erano queste possibilità. Come tutte le squadre inglesi loro giocano. La storia è stata quella, siamo quasi riusciti a passare il turno.
Gasperini - Un anno particolare. Ho fatto la Coppa America. Un ricordo brutto. Sono riuscito a far scrivere che segnavo gol che non servivano a niente. Si impara da tutto.
Leonardo - Mi diceva sempre che nessun allenatore mi aveva fatto segnare come lui. Stagione strana. Difficile a vincere dopo il Mondiale per club. Nonostante questo abbiamo vinto anche la Coppa Italia. Sembrava poco, ma bisogna dare il giusto peso alle coppe perché poi quando ti mancano ti dispiace.
Madrid - Avevo una maglia di Giacinto. Avevo chiesto a Gianfelice la maglia per celebrare lo scudetto con lui. E questa è una storia. Passati tre anni non lo avevo ripetuto non volevo essere ripetitivo, credevo di aver già fatto l'omaggio, Quando scendevo le scale per prendere la medaglia Luca mi ha dato un'altra maglia e mi ha detto che dovevo averla io. La prima è stata una mia iniziativa, la seconda è stata una loro idea un omaggio nei miei confronti.
Bernabeu - Uno stadio particolare, con loro ho vissuto dei bei momenti. Avevo la possibilità di avere degli amici quando sono arrivato a 15 anni. Giocare la finale in un posto dove mi sentivo a casa è stata una grande felicità. Siamo andati con la consapevolezza che la finale era nostra.
Inter- Barca 3-1 - Non avevo ancora quella felicità che provavano tutti, chiedete a Diego. Ho fatto anche fatica a vedere nel dopo partita le nostre azioni. Il 3-1 era poco, ma avevo la sensazione che al ritorno avrebbero segnato e che sarebbe arrivato il secondo Il 3 a 1 a me dava paura. Vivremo tre anni in meno sicuro perché in quella partita abbiamo lasciato qualche anno di vita. Noi e i tifosi. Penso di essere nato per cercare di vivere queste sensazioni.
Inter-Chelsea - Il Meazza pieno. Uno dei gol più importanti della mia carriera perché ho sentito che stavamo finendo con quello. Ci sono stati momenti più importanti, ma io internamente era perché avevo questa sensazione. Per quello ho esultato con rabbia. C'era bisogno di farlo subito quel gol.
Giudizio su Mourinho - Lui è un leader e basta. nel calcio, in cucina, nell'azienda di macchine. Quando tutti si sono impegnati ad attaccarlo tatticamente. Perché? Perché sottovalutiamo l'aspetto psicologico? Di un leader devi seguire tutto. Lui aveva queste capacità. Ti faceva credere di raggiungere l'obiettivo. Non credeva nella tattica come prima cosa. Credeva nelle convinzioni dei suoi giocatori. Credo che se la trasmetti la tattica viene in secondo piano. La cosa più importante è sapere che tutti i giocatori parlano la stessa lingua calcistica. Che sanno soffrire, chiudere una partita. Quando accade hai una grandissima squadra. Quando acquisisci questi ocncetti diventi una squadra meravigliosa.
Mourinho - Lui cercava di trasmettere sicurezza ai suoi giocatori. Il fatto che io abbia giocato difensore centrale è per quello. Lui ha avuto questa tranquillità di mettermi lì. Ho avuto la possibilità di avere compagni che mi hanno supportato in maniera eccellente. Sono sceso di posizione con l'umiltà di voler imparare cose nuove. I miei compagni mi hanno aiutato tanto.
Scudetto a Parma - Durante una stagione hai un momento in cui le cose non girano. Il campionato lungo è molto più giusto delle Coppe. A 3-4 giornate dalla fine si può mettere tutto in rischio. Per fortuna siamo riusciti ad avere una reazione. Insieme al triplete è stato quello più bello.
Derby dicembre - Penso che sia la prova che io tante volte parlo, ma la cosa importante è beccare la porta. Calciando fuori è impossibile che vada male Un concetto che cerco di mantenere, anche se non sempre riesco a mantenere. Non cerchiamo sempre l'incrocio. Tra l'incrocio e andare fuori è un attimo. Becchiamo la porta. Se non è gol magari il portiere non trattiene.
Inter-Valencia 2-2 partita amara - L'andata è strana. Per me un gol è stranissimo, non ero io che dovevo andare nei calci piazzati. Mi ero stirato e allora per non rischiare contropiede mi sono cambiato con un altro. Con la situazione che ho avuto la possibilità di segnare. Anche da infortunato. Dopo è successo quello che è successo. Situazioni che capitano. In quei casi è difficile spiegare un perché, ci sono delle reazioni di gruppo. Quando uno è in panchina dovrebbe essere più freddo e magari è stato quello che ha fatto più danni.
Calciopoli - Periodo strano, delicato, difficile. Tutto quello che era accaduto. Sapevamo che avremmo avuto la pressione. Con questa maglia o sei preparato o non lo sei. Se vinci devi continuare a vincere. Se non vuoi avere pressioni all'Inter devi fare altre scelte. Sapevamo che Giacinto se ne sarebbe andato in pochi mesi. Ho esultato ma avevo le lacrime agli occhi.
Estate 2006 - Argentina-Serbia 6-0? Abbiamo giocato molto bene. Una partita che non mi aspettavo di giocare. Da un momento all'altro si fa male Gonzalez. Non pensavo di entrare nemmeno lì. Perkerman si gira e mi dice scaldati. Trenta secondi penso. L'Argentina stava comandando bene la gara e ci ha reso la possibilità di fare quella magnifica azione. Non contavamo i tocchi, grandissimo assist di Crespo è arrivato il gol. Dopo le coppe sono partite uno contro l'altro, noi siamo usciti con la Germania ai rigori. Quando ti affronti con queste nazionali ci sta, è 50-50.
Il primo ciclo e il Triplete - Era una squadra un po' pazza la nostra, ma giocavamo bene. Riuscivamo a fare cose da horror, ma nonostante questo siamo riusciti a iniziare un ciclo. La magia del Triplete ha fatto dimenticare quasi tutto. Sono stati i trofei più importanti per me, per Pupi, per Ivan. Il più bello pensi a Madrid. I più importanti in Coppa Italia.
Intesa con Veron - Non ci conoscevamo tanto, avevamo caratteristiche miste. Ognuno di noi sapeva cosa ci piaceva e cosa faceva bene l'altro. Ci ha dato una bella intesa. Era più offensivo con i lanci e meno con gli inserimenti e io il contrario. Ci aiutavamo e cercavamo di coprirci.
Le sfide con la Roma- Abbiamo vissuto in anni bellissimi le partite con la Roma. L'avversaria con la quale abbiamo fatto le partite più belle e divertenti. Per fortuna per i nostri tifosi sono state più belle che per quelli della Roma. E' una squadra che mi ha portato bene in quel 3 a 3. Ma non potrei mai dimenticare la finale di Coppa Italia qui in casa.
Mancini e l'Inter - Era già un miracolo andare in panchina alla quarta partita. Da come si era presentata la conferenza stampa sembrava che fossi venuto qui in vacanza. La domanda più ottimista era pensi di giocare qualche minuto. Ma le situazioni meno facili sono quelle che ti piacciono di più. Per fortuna il lavoro mi ha portato ad avere pazienza e fare carriera qui.
Arrivando dal River non pensavo di arrivare al Real Madrid e di fare l'esordio come titolar eper scelta è stata una grande gioia. Nelle vittorie importanti il Real era talmente abituato a vincere che si faceva fatica a capire cosa si stava vincendo.
Ramon ha avuto molta fiducia in me. Lui mi ha chiesto di arrivare al River e ha parlato con il Real Madrid e li ha convinti. Un anno meraviglioso che non sembra soltanto un anno. Una squadra che aveva più obblighi dell'Indipendiente di vincere. Coronare il fatto con un gol nella partita scudetto e non esultare perché ho un grande rispetto per le squadre che hanno aiutato la mia carriera. E poi perché l'Argentina Junior era retrocessa il giorno prima.
A 15 anni ho dovuto prendere una scelta delicata, andare nel Real Madri. Vedevo che la mia crescita si stava fermando e io sentivo che la competizione lì non mi stava facendo crescere. Ho parlato con i dirigenti del Real e loro pensavano ad un capriccio di voler tornare in patria. Invece hanno capito che volevo crescere ancora e per fortuna mi hanno lasciato andare. Prima perché ho insistito. Tre anni nell'Indipendiente, dove ho vissuto anni bellissimi.
Perkerman - "A volte le scelte girano dalla tua parte. La nostra squadra veniva dalla vittoria del campionato del mondo U20. Tre giocavano in serie A argentina. Pekerman ha fatto un'altra scelta e ci ha portato con l'idea di acquisire esperienza. Ho imparato molto da lui. Mi è successo anche nell'U17. Lui mi ha visto che ero pronto e mi ha messo. Non avrebbe nemmeno paura se era la finale per vincere il campionato. Chi sa giocare sa giocare. Lui ha avuto questo coraggio. Che poi ha portato l'interesse del Real Madrid."
Cambiasso inizia a giocare nella squadra di Diego Maradona: "Guardando anche nel dopo Maradona ci sono stati tantissimi giocatori nati in quel settore giovanile, quasi tutti con tecnica buona. Non era fondamentale vincere, ma migliorare gli aspetti del calciatore. Ritengo sia fondamentale. I tifosi hanno l'idea che quella squadra gioca bene."
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