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Luciano Spalletti parlava di svolta dell'Inter quando questa non era ancora evidente a nessuno. Perché dovremmo credere che qualcosa sia effettivamente cambiato, si domandavano i giornalisti in conferenza stampa. I segnali, che Spalletti aveva prima incentivato e poi raccolto, avrebbero poi indicato che la squadra si stava ricompattando sotto molti punti di vista. Dalla mentalità all'equilibrio passando per l'autostima, che nelle vittorie trova il suo terreno più fertile. "Adesso l’Inter gioca da squadra, ha una mentalità corretta e si va a confrontare contro chiunque in maniera importante. Dal punto di vista di scelta, dell’inserimento, della velocità di gioco. C’è da essere sempre un po’ più cattivi per chiudere le azioni", spiegava il mister al termine di un derby dal quale i nerazzurri avrebbero senz'altro meritato di più.
Tra i temi sollevati al termine della partita con il Milan c'è stato anche quello dei diffidati. Le tante ammonizioni hanno contribuito a infoltire il gruppo di giocatori a rischio: Candreva e Perisic si sono aggiunti a Brozovic, D'Ambrosio, Eder e Ranocchia. Le due new entry (Candreva e Perisic) sono per di più due titolatissimi con 29 presenze ciascuno. Ma il tema diffidati non preoccupa, almeno in apparenza, Luciano Spalletti: "Ora non riduciamo l’Inter ad essere dipendente da questi giocatori qui, mentre prima ci avevano portati in classifica gli altri. Abbiamo le alternative per arrivare bene fino in fondo.” La grande svolta di questa squadra potrebbe dipendere anche da questi piccoli e fondamentali segnali. Non cercare mai scuse (e rifuggire le dipendenze). Smettere di pensare in piccolo e incominciare a pensare in grande. Come si addice ad una grande squadra, che voglia riprendersi soddisfazioni da troppo tempo rimandate.
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