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Getty Images
Romelu Lukaku è il protagonista del Matchday Programme di quest'oggi, dedicato alla sfida tra Inter e Benfica, gara di ritorno dei quarti di finale di Champions League: "Diverse persone sono state importanti nella mia vita e carriera, la prima è sicuramente mia madre. Se penso alle prime opportunità che ho avuto mi viene in mente Jean Kindermans, capo dell'accademia giovanile dell'Anderlecht e Ariel Jacobs, l'allenatore che mi ha dato la grande opportunità di esordire in Prima Squadra. Tanta gente diceva che erano matti a far giocare un ragazzino di 16 anni in Prima Squadra però a fine stagione avevamo vinto il campionato belga ed ero capocannoniere. Tutto grazie alla loro fiducia".
"La cosa più importante è avere sempre nuovi obiettivi, avere voglia di migliorarsi sempre. La determinazione è il motore, poi ci sono altri valori altrettanto importanti. Ricordo che il primo anno da professionista i miei risultati a scuola non erano buonissimi e in una partita un giocatore si è rotto una gamba. L'allenatore dopo il fischio finale mi ha chiamato nello spogliatoio e mi ha detto "Non si può mai sapere cosa succederà nel calcio, devi finire la scuola". E io l'ho finita".
"Bruxelles è la mia città, lì ci sono le mie origini e i miei affetti. Di Manchester ho bellissimi ricordi perchè anche quando giocavo all'Everton abitavo lì. La città di Milano mi ha impressionato fin da subito, per la gente, l'atmosfera e tutto il resto".
"Quando ero piccolo la concezione del calcio era diversa. Alcuni dicevano che un calciatore di potenza che utilizza solo il sinistro non avrebbe potuto fare più di tanto. E poi è arrivato Adriano, lui mi ha aperto il mondo, l'ho visto giocare quando avevo 10 anni e da quel momento tutto è cambiato per me. Con chi avrei voluto giocare? Anche con Ronaldo il Fenomeno, la maniera in cui stava in campo era incredibile. Chi avrei sfidato? Materazzi perchè è alto, forte e aggressivo, uno di quei difensori che ti mette in difficoltà e dalle difficoltà si migliora sempre".
"Se ripenso ai gol più emozionanti in nerazzurro tra i più belli c'è sicuramente quello del 3-0 contro il Milan. Perisic ha calciato la palla, c'eravamo io e Nicolò, ricordo di avergli detto "lascia lascia!", ho preso la palla e ho visto che c'era spazio per andare. Ho cominciato a correre, prima volevo fare un doppio passo per andare a destra, poi sono andato sul sinistro, ho visto quel "buco" in porta e ho pensato "devo calciare il più forte possibile con l'interno del piede, se ce la faccio è gol", poi la palla ha fatto quel movimento ed è entrata. È stato un momento bellissimo".
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