Parliamoci chiaro. Se Romelu Lukaku fosse stato un ex giocatore del Milan e avesse deciso di realizzare un'impresa fino a ieri impensabile per le logiche di questo calcio, riducendosi di moltissimo lo stipendio, rompendo con il suo procuratore e costringendo il suo club ad un'unica soluzione (la sua, cioè quella di gran lunga meno redditizia per gli inglesi), ci sarebbe stato un piccolo esercito di penne pronte a descrivere con le giuste tonalità del rosa il trionfo dell'amore. Avrebbero inciso la carta volteggiando come in una danza di buone intenzioni, di valori ritrovati e di "la vita senza amore dimmi tu che vita è". E invece no. Ora scribacchiano quasi arrabbiate che questa operazione non è utile. A chi serve, a cosa serve? Non all'Inter, non al calcio italiano. E no Big Rom non lo ha fatto per amore, gli hanno dato il benservito in Premier, rischia di perdere la faccia due volte. Pare quasi di sentirlo il rumore della frustrazione. Un'operazione impossibile diventata realtà. Mai nella storia del calcio un giocatore si era esposto così tanto e con tanta determinazione. Un'operazione da ogni punto di vista folle.
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Lukaku e l’Inter hanno trionfato, si sente la frustrazione delle penne: articoli imbarazzanti
Tornando al "li vale davvero 80 milioni" che fa di secondo nome "panterone moscione", il suo addio un'estate fa non è stato chiaramente privo di ombre. Soprattutto nella comunicazione con quel popolo interista che lo aveva eletto suo re. Lo strappo improvviso dopo quella foto che diceva Milano 100% e tre giorni dopo le prime incredibili indiscrezioni sulla richiesta di accogliere l'offerta del Chelsea e di lasciare il ritiro dell'Inter. Seguirono giorni e giorni di silenzio, Big Rom in cuor suo non poteva non aver capito di aver tradito la sua gente. Furono giorni brutti per i tifosi nerazzurri, con quell'impercettibile aria di smobilitamento avviata dall'addio di Conte e il punto interrogativo Inzaghi (bravo Simone, vale sempre la pena ricordare da dove tutto partì). La Lu-La improvvisamente divisa, il carisma e i gol di Big Rom che volavano a Londra. Non c'è stato un interista che non abbia avuto brutti pensieri. Compresi i presenti.
Si torna sempre dove si è stati felici. Ciò non esclude che la felicità possa non ripresentarsi allo stesso modo o con la stessa intensità o non palesarsi proprio. Ma fingere di non ricordare cosa è stato Big Rom in serie A (qualche anno fa, non dieci, per intenderci), è imbarazzante. I gol, ma anche l'incontenibile forza fisica che finiva per spaccare tante partite e lasciare i difensori fermi al posto incapaci di contenerlo, la glaciale infallibilità sul dischetto del rigore (ah quanto ci avrebbe fatto comodo, quest'anno). A Lukaku, dopo il primo approdo all'Inter, in molti hanno dovuto chiedere scusa per l'iniziale scetticismo (Conte non mancava mai di rimarcarlo, questo concetto). È già ora di riabbracciarsi di nuovo e di provare a scrivere un nuovo capitolo di questa Inter. Riabbracceremo Big Rom come si riabbracciano i giocatori importanti, che hanno vinto, lottato e sudato per questa maglia. Giocatori che hanno spiegato perché essere all'Inter, in fondo, è una scelta completamente diversa. Una scelta che c'entra con il sentirsi a casa, in famiglia. E sì. Anche con l'amore. "La vita senza amore dimmi tu che vita è. Oh, dove sei andato, oh mi sei mancato". Bentornato, Big Rom.
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