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L’affare Lukaku è stata una brutta vicenda. La squadra ne esce indebolita sul campo, perché senza di lui perdiamo tanto in attacco, ma concettualmente il club ne esce rafforzato non piegandosi alle logiche di un voltagabbana la cui umoralità è sintomatica di una carriera balbettante. Bene han fatto Marotta e Ausilio a uscire allo scoperto raccontando il dubbio comportamento di uno che ha preso in giro non solo una società ma un popolo che dichiarava di amare.
Bene, bravi. Adesso però va sostituito in maniera degna. E non può essere Morata. O meglio non solo Morata, tenuto conto che ad oggi in rosa c’è ancora Correa.
Capitolo Cuadrado: non voglio prestare il fianco a fiumi di veleno. Non è questo l’intento. Dico solo che col suo arrivo si è calpestato quel che è l’essenza dell’interismo. Tutto ciò che i tifosi dell’Inter hanno sempre osteggiato per valori, idee, principi. Ma a questo punto vale ancora la pena fare discorsi di questo tipo? Evidentemente no. E non vale neppure scaricare tutto sull’allenatore. Perché non si può sentire dire che l’abbia voluto fortissimamente Inzaghi.
Perché dipende anche da come vengono riferite le cose. Probabile che ad Inzaghi sia stato detto: mister questo è il budget a disposizione per l’esterno destro (zero)visto le altre operazioni in essere, va bene Cuadrado? Certo che a livello tecnico è una buona operazione: salta l’uomo, cosa che non avevamo nella scorsa stagione, ha esperienza e per un anno può anche andare bene. Ma finiamola d’ora in avanti col fare discorsi concettuali. Stiamo trasformando il calcio non più in passione, valori e principi, ma solo in modelli economico-utilitaristici. Punto stop.
E tutti quelli che si sono indignati per l’acquisto di Cuadrado dov’erano l’altro giorno? Perché sotto la sede a parte qualche esponente della Curva non si è visto nessuno. Dai social sembrava che il malessere per questo acquisto fosse molto superiore. Invece non c’era nessuno. Evidentemente l’indignazione era solo social, perché altrimenti ci sarebbe stata una presenza differente.
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