Ma ora hai un nuovo compagno! Immediatamente hai fatto coppia con Lautaro Martinez.
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Prima di arrivare qui ho assistito ad alcune loro partite. Lautaro giocava da solo in davanti. Mi sono subito detto che se avesse fatto coppia con uno come, avrebbe potuto far molto bene. Quando sono arrivato, abbiamo parlato un po' in spagnolo e da allora ... PAM! (Imita un check con entrambe le mani.) Siamo amici e non abbiamo mai avuto discussioni. A volte è la giornata di uno, altre volte è la giornata dell’altro. È essenziale tenerlo a mente e accettarlo. Abbiamo trovato l’equilibrio e giochiamo lo stesso calcio”.
Come va quando le cose vanno un po' meno bene per la squadra, come è stato nelle ultime settimane?
"Conosco la responsabilità che ho in questo gruppo, quindi non ho il diritto di iniziare ad abbattermi. Né posso rinunciare, né di abbassare le braccia, perché questo impatterebbe sul resto dei miei compagni. Hai bisogno di leader come me o ragazzi come Vidal, Barella, Sanchez quando sei in campo. Anche Lautaro e Bastoni hanno iniziato ad esprimersi. La nostra squadra sta facendo grossi passi in avanti dal punto di vista mentale grazie a questo tipo di atteggiamenti. È quello che permette di far scorrere una gara".
Dove puoi migliorare?
"Sui rigori me la cavo. Quindi penso più che altro sia una questione di zona. Specialmente sui calci d'angolo. Di solito mi metto davanti al portiere o sul primo palo. Quelle sono le posizioni nelle quali è più facile segnare. Penso che proverò a cambiare posizione nelle prossime partite. Ho anche un buon colpo di testa. Dovrò parlarne con l'allenatore".
In cosa vorresti migliorare?
"In tutto. Se tu non lavori per fare bene finisci che perdi un po' o diventi meno naturale ed è un po' come morire. Quello che vorrei veramente cambiare è il numero dei tocchi".
In che situazione?
"Parlo del gioco globale. Se posso fare qualcosa con un tocco, devo farlo. A volte controllo, palleggio e poi tiro. Ma perché non elimino qualche tocco? Questi sono i tipi di dettagli. Per poter giocare più velocemente".
In particolare tornando al gioco? Questi palloni, in fasi di transizione, sono diventati preziosi: adesso tante squadre battono su quello...
"Il gioco è tutto! Ancora di più in Italia, credo. Perché qui la maggior parte delle squadre preme individualmente. Vale a dire che ogni giocatore ha il suo punto di riferimento in campo che deve andare a cercare uno contro uno. Quindi se il pallone arriva veloce possiamo ritrovarci in una situazione molto favorevole".
Come capisci se devi superare il tuo avversario o girargli attorno?
"Dipende da chi è attorno a me e dal movimento che stiamo facendo. Magari per passare la palla al lato dovrò un attimo trattenerla. Poi dipende da tante cose ma in ogni caso bisogna analizzare bene la situazione".
Nei momenti decisivi di una gara, come quando c'è da battere un rigore. Tu sei sei sempre tranquillo. Qual è il segreto?
"Tutta una questione di concentrazione. Durante i rigori forse sono concentrato al 99%. Ma in certi momenti della partita vado oltre. Mi concentro sul gioco. Solo sul gioco. E se ho lavorato bene la difesa avversaria comincia a stancarsi. Quando sento il mio diretto rivale respirare più forte (lo spiega fingendo di essere senza fiato.ndr) so che non c'è molto da fare. Cerco quindi di rimanere concentrato e qualcosa alla fine accade. Per dirla in poche parole il corpo segue la testa. Quindi se mentalmente riesci a restare concentrato sulla gara è finita per la squadra che hai davanti".
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