Quando ha deciso di lasciare lo United?
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Lukaku: “Ho sempre sognato l’Inter. Icardi? Siamo diversi. Conte un leader, lui e Mou unici”
«E’ stato dopo la partita contro il West Ham in casa (13 aprile, ndr): Solskjaer decise di schierarmi ala destra, molto largo… L’esperienza a Manchester mi ha fatto diventare più forte di testa perché non tutto è andato come avevo previsto: non ho vinto quello che speravo, le mie prestazioni non sono state del tutto positive e non mi sono neppure sentito voluto al 100%. Non tanto dallo staff tecnico o dai compagni, ma dalle persone intorno. Così dopo la gara contro il Chelsea, il 28 aprile, l’allenatore mi ha chiamato per un incontro e gli ho detto quello che pensavo ovvero che volevo andarmene. Lui ha letto nella mia faccia che non volevo restare più e mi ha risposto che non intendeva trattenere nessuno controvoglia. Ha capito il mio punto di vista e mi ha assicurato che avrebbe fatto il possibile per accontentarmi. Si è guadagnato il mio rispetto e, fino a che non ho lasciato Manchester, con lui non c’è stato nessun tipo di problema. Anche la dirigenza però mi hanno aiutato: ho parlato pure con Ed Woodward e con Matt Judge e tutti hanno capito perché volevo andarmene. E’ stata una conversazione franca e onesta. Non c’è stata una guerra, ma la decisione è stata condivisa. Per questo i dirigenti dello United e Solskjaer avranno il mio eterno rispetto».
All’Inter ha raccolto l’eredità di Icardi, 124 gol. Indossare la maglia numero 9 e giocare al suo posto l’ha condizionata?
«Centoventiquattro sono tanti, ma il paragone con Icardi non mi ha assolutamente creato problemi di nessun tipo. Mauro con i suoi gol ha fatto grandi cose per l’Inter e quando sono arrivato qui è stato molto gentile. Abbiamo parlato come colleghi, mi ha dato il suo benvenuto ed è stato carino con me. Gli auguro il meglio al Psg e spero che vinca lì. Ma tornando a quello che dicevo prima, per me nessuna pressione ad arrivare dopo di lui. Siamo due attaccanti diversi. Lui ha avuto la sua storia qua e io ho da poco iniziato la mia avventura. Io devo continuare a segnare, lavorare ogni giorno, aiutare la squadra e dimostrare che l’Inter ha fatto bene ad acquistarmi».
Allo United ha sostituito l’infortunato Ibrahimovic. Le piacerebbe sfidarlo in A?
«Zlatan è un guerriero. Ci somigliamo davvero perché entrambi abbiamo affrontato nella nostra vita circostanze difficili fin da bambini e quando parliamo ci capiamo al volo. Lui fuori dal campo è uno dei tre giocatori più intelligenti che abbia incontrato. Non tutti lo sanno, ma mi ha aiutato tanto quando sono arrivato allo United: si sedeva in fondo al pullman della squadra con me, parlavamo molto e mi dava consigli. Se non si fosse infortunato, giocare in coppia con lui sarebbe stato perfetto. Anche adesso è fortissimo, ha qualità da campione e soprattutto ha quella che noi chiamiamo “dog mentality”, la mentalità di uno che non molla mai la presa. Credo che tornerà in Serie A».
Nei cinque anni del suo contratto all’Inter quali risultati sogna di raggiungere?
«Adesso è il momento di lavorare duro, poi vedremo di vincere qualcosa ogni stagione».
Iniziando da questa?
«Quest’anno dobbiamo pensare a una gara alla volta. Non voglio sbilanciarmi o fare proclami perché Conte è arrivato da poco e la squadra è quasi completamente nuova. Bisogna mettere i pezzi insieme, uno alla volta… All’Inter non esistono stagioni nelle quali costruisci e basta. All’Inter devi vincere. Dico solo che quest’anno è meglio pensare a un incontro alla volta e alla fine vedremo dove saremo, ma la nostra ambizione deve essere quella di vincere qualcosa. Ogni anno».
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