Cosa pensa del razzismo nel calcio italiano?
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«Il razzismo nel mondo del pallone non è qualcosa che si può negare. Bisogna essere diretti, agire in modo duro, come succede in Inghilterra. E’ l’unico modo per espellere i razzisti dal sistema. Nella vita di tutti i giorni, quando sono per strada o nei negozi, non mi ero mai sentito così bene come adesso in Italia. Lo stesso la mia mamma e mio figlio: a Milano stiamo benissimo. Lo dico senza voler togliere niente all’Inghilterra dove ho trascorso anni meravigliosi. Tra il campo e la vita di tutti giorni qui da voi c’è una grande differenza. Per questo bisogna essere duri con i razzisti, mettere telecamere negli stadi puntate sugli spalti per capire chi si comporta in un certo modo e non farli più entrare. E’ l’unico modo. Un razzista può influenzare centinaia di persone».
L’Italia sta facendo abbastanza contro il razzismo?
«Usare le telecamere negli stadi è un buon punto di partenza. Ripeto: bisogna identificare i razzisti ed espellerli a vita. In Inghilterra hanno iniziato così e hanno risolto il problema».
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