Ormai è diventato un ritornello. Romelu Lukaku è un uomo di Conte, dicono gli esperti. Il rendimento dell'attaccante con l'allenatore alla guida dell'Inter era stato da scudetto. Lui e Lautaro, la LuLa, sono stati protagonisti di uno scudetto vinto nettamente nel 2021 sotto la regia dell'allenatore. Ora che ha lasciato il Tottenham e ci sono voci di un suo possibile ritorno a Milano, il destino del belga sembra di nuovo incrociarsi in qualche modo con quello del tecnico. Chissà che non possano ritrovarsi. Certo, per ora si tratta di un volo pindarico. Devono verificarsi talmente tante situazioni che il futuro sembra lontanissimo.
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Lukaku, i numeri con Conte erano altri. Il finale di stagione dirà se ha avuto ragione
Il presente invece dice che il rendimento dell'attaccante nerazzurro è lontano da quello avuto quando ha trascinato l'Inter nella sua prima esperienza nerazzurra. Di mezzo c'è stato un addio turbolento a scudetto vinto che aveva lasciato amarissimi i tifosi, un anno al Chelsea immerso in un rapporto ostile con Tuchel che lo ha fatto sentire di troppo, un ritorno volutissimo a Milano per riprendersi tutto. E invece la stagione è stata caratterizzata dagli infortuni che non gli hanno permesso di mettersi in pari subito. E ora che sta ritrovandosi Romelu fatica a fare gol, sbaglia occasioni clamorose, gli manca la lucidità per infilare la palla in rete su azione. Ha segnato su rigore contro la Juve, è successo il finimondo con quell'esultanza per replicare ai cori razzisti. Salta pure la partita di ritorno, quella che di fatto deciderà il passaggio alla finale della Coppa Italia.
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Nella prima esperienza con l'Inter, quando lavorava con Conte, Romelu segnava un gol ogni 118 minuti. Oggi segna un gol ogni 184 minuti anche perché non sta giocando tutte le gare da titolare. Eppure la media dei tiri in porta è molto simile. 2.8 con Conte, 2.4 con Inzaghi. Aveva una percentuale realizzativa del 51% e ha oggi una percentuale realizzativa del 4.8%. In questo finale di stagione Romelu si gioca tanto, anche la possibilità di poter restare a Milano, chissà. Gli servono altri numeri per dimostrare di aver ragione quando ha voluto tornare all'Inter perché si era sentito a casa come non era successo in tanti altri posti. Quello nerazzurro è un ambiente che sa essere duro quando serve, a volte anche troppo, ma sa dare tanto quando l'impegno è evidente. Quando si fa tutto quello che si può. È ora di farlo.
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