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Addio Premier
—Non ero più felice in Inghilterra. Volevo qualcosa di nuovo, qualcosa mi mancava e perciò sono andato via. La mia mente era altrove. Sentivo di non riuscire ad evolvere me stesso. Avevo dato tutto e per questo ho lasciato la Premier League e l’Inghilterra: perché non ero più felice. Poi ho pensato: e ora dove vado? In Italia! La mia famiglia sta bene qui.
L'Inter e lo scudetto
—Primo anno all’Inter? Se non avessi vinto niente, nessun trofeo, sarei veramente amareggiato. È così per me, il mio obiettivo è vincere. Arrivati a quel punto della mia carriera avevo segnato tanti gol, ma non avevo vinto niente. Era molto difficile per me.
Inter? Al mio primo anno non avevamo vinto, mi dava una sensazione acida. Ma non puoi stare fermo, devi spingere e vedere quello che puoi fare. E poi siamo diventati campioni. Sapevo che avremmo vinto sin dal primo giorno, negli allenamenti tutti erano motivati. Avevo un obiettivo, sentivo che ero arrivato al livello successivo e mi avrebbe aiutato. E alla fine è successo e ho detto: "Ce l’abbiamo fatta". A volte hai bisogno di un momento così nella vita. Spero che tutti abbiano quel momento nella vita, dove arrivi dove vuoi essere.
Scudetto? Ricordo di aver mostrato le mie emozioni sul campo per la prima volta. Emozioni reali, di gioia, ero super felice.
L'infortunio
—Sono un motivatore, parecchio “vocale”. Nello spogliatoio prima della partita, durante gli allenamenti, è per via della mia personalità. Se c’è qualcuno che deve dire qualcosa e fare un passo avanti, lo faccio io.
Infortunio? Quello che la gente non sa è che mi sono rotto il tendine dei muscoli flessori della coscia, dietro al ginocchio, in allenamento prima della Cremonese. E' stata la prima volta che sono stato fermo 6 mesi senza poter giocare. Mi hanno fatto pensare: “Forse dovrei fare più riabilitazione per poter giocare più a lungo”. Questo è il brutto di iniziare la carriera giovani, non ci sono molte persone con cui posso parlare di questo.
Faccio 30 anni quest’estate, sono stati 13 anni di carriera. Alcuni giocatori non arrivano a 13 anni di carriera. Ho più di 100 presenze, tanti gol. Ho fatto tutte queste cose e penso “Cazzo!”. Hazard ha avuto i miei stessi infortuni, a 30 anni come me. Io amo il calcio, ma quanto calcio è buono per il fisico e la mente. A settembre quei quattro giorni di riposo potrebbero farmi bene, poi allenamento, poi ancora riposo per provare a giocare il più a lungo possibile.
La Nazionale e Romeo
—La Nazionale è un onore e sarà sempre lì, anche se fosse panchina per 90 minuti, trattamenti ed iniezioni pur di giocare. E ne pago oggi le conseguenze. Vince si è ritirato a 34 anni. Non voglio quello. Non voglio il mio fisico distrutto. So di pesare 102 kg e di sprintare sempre, calciato e spinto ogni partita. Sono occupato nel mio impegno in Italia.
La mattina Romeo entra nella mia stanza, vado a lasciarlo a scuola e vado dritto agli allenamenti. Poi torno a prenderlo a scuola, è molto importante per me. Il martedì e giovedì si allena. Passa molto tempo all’Inter. Come va? No comment (ride, ndr), lo proteggo è la migliore cosa da fare. Nessuna pressione. Quanto esco ci sono alcuni ristoranti che frequento con altri giocatori, oltre a quello la mia famiglia è felice qui è molto importante. Anche mio figlio, per me è super importante”.
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