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Romelu Lukaku sta vivendo un grande momento con l'Inter. Dopo una stagione deludente con lo United, il belga si sta rilanciando anche grazie al lavoro svolto con Conte che sta tirando fuori il meglio da lui e da tutta la squadra. Intervistato da Sky Sports, Lukaku ha parlato di tanti argomenti. Dal razzismo fino al momento che sta vivendo con l'Inter.
Ci sono stati parecchi gravi episodi di razzismo in Europa. Cosa provi quando senti queste cose?
"Credo che l'ultimo anno sia stato un anno triste per il mondo in generale, sono capitati tanti eventi non necessari, specialmente nel calcio dove sto guardando attentamente quello che succede. Quest'anno dobbiamo fare meglio e prendere posizione. Dobbiamo educare le persone. L'educazione è la chiave, sono fortunato di essere andato a scuola, sono stato in una scuola dove c'erano 50 diverse nazionalità. Non ho mai discriminato nessuno, religione, sesso, razza, non importa per me. Se mi vai a genio, io vado a genio a te. Questa è una lezione che insegnerò a mio figlio, nessuno è diverso, tutti siamo uguali. Bisogna solamente rispettare le altre persone. Se a una persona non piaci, basta non parlargli. Ma se è gentile con te, allora puoi frequentarlo. L'Italia è un bel paese dove vivere. C'è la possibilità di avere un grande campionato, come era abituata prima, ma dobbiamo lavorare insieme per tenere queste persone ignoranti fuori dallo stadio. È successo anche in Olanda, quando guardai una partita di seconda divisione. Ho parlato al ragazzo che ha subito il fatto, quando hanno fermato il gioco per un minuto. Gli ho detto che aveva fatto bene ad andare fuori dal campo e a evidenziare il fatto di queste persone ignoranti. Non credo che dobbiamo lasciar fare alle federazioni. L'Olanda ha fatto un grande lavoro, hanno fatto un fantastico lavoro con i loro giocatori. Spesso in altre nazioni, dobbiamo prendere posizione noi giocatori".
Come descriveresti la persona Lukaku?
"Se non mi piaci, non ti parlo. Ho un circolo ristretto e le persone lo sanno. Sono un ragazzo di famiglia, bado a mia madre, a mio figlio e a mio fratello e al resto della famiglia nel modo migliore che posso. Questa, per me, è la motivazione principale per andare avanti. Sono davvero un ragazzo di casa, sto a casa tutto il tempo. Questo sono io, un ragazzo semplice. Mi piace divertirmi in estate, ma quando rientro dalle vacanze entro nella modalità lavoro. Ho ben chiara la separazione tra divertirsi e essere un uomo di casa e un padre".
Cosa è cambiato in questa stagione rispetto a quella passata?
"Credo di aver ritrovato me stesso. Lo scorso anno è stato difficile per me professionalmente, le cose non andavano come volevo e non rendevo al meglio. Così ho dovuto capire cosa non andava e sono arrivato alla conclusione che era giunto il momento per me di cambiare ambiente. Ho preso questa decisione attorno marzo, sono andato nell'ufficio del tecnico e gli ho detto che era il momento per me di cercare qualcosa di diverso. Non stavo rendendo e non stavo giocando. Era meglio per entrambi separarsi e prendere strade diverse. Credo di aver presto la decisione giusta. Lo United ha fatto spazio a giocatori più giovani, credo che sia stata una vittoria per tutti".
C'è una grande eccitazione per lo scudetto. Come sta conducendo questa cosa Antonio Conte?
"L'eccitazione è più tra le persone che ci circondano. Noi come giocatori nello spogliatoio siamo concentrati su quello che dobbiamo fare, perché il tecnico è sul pezzo ogni giorno. È una cosa positiva perché ricordo nella prima sessione d'allenamento qui, non ero abituato a quel tipo di lavoro. Parliamo di Premier League come il campionato fisicamente più duro, ma gli allenamenti che facciamo... nessuno si allena duramente come noi. Arrivi veramente al top della forma. Ricordo le prime due settimane in cui ero arrivato, ho parlato al mio agente e gli ho detto 'Sto faticando un sacco in allenamento perché non ho mai fatto questo tipo di lavoro'. Conte è sempre lì a bordo campo a incoraggiare ogni giocatore a lavorare. Quando mi guardo attorno, non c'è nessuno che si lamenta, tutti stanno facendo il loro meglio. Per me era qualcosa di speciale perché spesso gli allenatori erano a bordo campo a scherzare perché non ce la fai. Ma lui è li sulla linea laterale che ti chiede sempre di più, ti incoraggia a dare di più. È molto piè dura di come può sembrare, ma nessun giocatore molla perché lui ti dà la forza per andare avanti. Questo si vede nell'intensità che abbiamo sul campo. Siamo la squadra che corre di più, creiamo tante occasioni e abbiamo una grande difesa perché non molliamo mai fino alla fine. È bellissimo da vedere e per me è come se finalmente tutto il mio potenziale venisse fuori".
Conte non è uno che vuoi deludere vero?
"No, assolutamente. Lo ha anche detto apertamente. Il tecnico ti dice in faccia se stai facendo bene o se stai sbagliando. Ricordo contro lo Slavia Praga quando ho giocato davvero male e lui me lo ha detto in faccia, davanti a tutta la squadra. Non mi era mai capitano nella mia carriera, mai capitato.
Lanciava e calciava le cose nello spogliatoio?
"No, semplicemente mi diceva che stavo facendo schifo e che mi avrebbe tolto dopo 5' se fossi andato avanti così. Sono queste piccole cose. E dopo abbiamo giocato il derby col Milan e ho giocato una delle gare migliori della stagione. Ha rafforzato la fiducia, ma allo stesso tempo mi ha svegliato. Fa così con tutti, non gliene frega chi tu sia. Tutti sono uguali. Se ti alleni duramente, lavori duramente allora giochi. Se non fai quello che dice, non giochi. Sai cosa devi fare e questa è la cosa che rispetto di lui".
Quali manager hanno tirato fuori il meglio da te?
"Credo Roberto Martinez, Ronald Koeman e Antonio conte. Credo anche Mourinho, se avesse avuto i giocatori che voleva, avrebbe fatto meglio di quanto ha fatto. Steve Clark, massimo rispetto per lui, perché mi ha dato l'opportunità di giocare in Premier League a 19 anni. E ovviamente il mio primo tecnico all'Anderlecht, Ariel Jacobs, che mi ha dato la possibilità quando avevo solamente 16 anni. Mi ha chiamato mentre ero a scuola e mi ha detto 'Devi venire con la prima squadra' e mi ha fatto giocare subito. Questi sono gli allenatori che rispetterò per sempre. Sono un ragazzo dalla mentalità aperta, nel calcio moderno devi fare quello che l'allenatore ti chiede. Non hai avuto problemi con nessuno degli allenatori che ho avuto, questo dimostra la mia professionalità e la mia disponibilità a lavorare.
Dove ti senti più pericoloso?
"Credo di poter segnare con entrambi i piedi e con la testa. In area, quando ricevo i cross, sono molto pericoloso. Quando c'è movimento attorno a me, qua e col Belgio, sono al meglio perché posso creare e posso essere pronto per l'ultimo tocco. Con l'Inter giochiamo con un sistema nel quale devi farti trovare al posto giusto e se lo fai, hai delle belle occasioni. È diverso col Belgio, dove c'è più libertà, ma ho più giocatori attorno a me giocando col 3-4-3".
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