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Lunga intervista concessa da Maicona La Gazzetta dello Sport: l'ex terzino dell'Inter del Tripletetorna a parlare della sua avventura in nerazzurro ma anche dell'attualità.
Con Conte, per uno come lei, sarebbe stato un rapporto senza via di mezzo, odio o amore.
«Ma guardi, io con i tecnici non ho mai avuto problemi. E le dico di più: con la carica che trasmette, mi sarebbe piaciuto essere guidato da Conte: sarebbe venuto fuori qualcosa di interessante».
Fermi un attimo: con Dunga in Brasile qualcosina c’è stato...
«Mi allontanò dalla Seleçao, sbagliai io. Ma poi abbiamo avuto modo di chiarire».
Chiariamo anche un’altra cosa: se lo ricorda quel gol alla Juve del 2010?
«Come no...fu di fatto il gol scudetto, era un momento cruciale. Diciamo che di fronte a un gesto così, anche gli avversari si fermano e dicono “va beh, dai, è andata, non possiamo far nulla”. Ecco: questo Juve-Inter mi ricorda proprio quella sfida di San Siro di dieci anni fa».
È così decisiva?
«Sì, per il momento in cui arriva sì. L’Inter ha bisogno di un successo. E io sono convinto che la squadra di Conte possa davvero arrivare a vincere lo scudetto».
La Juve è davvero in difficoltà?
«Non come si dice. È vero, a Lione non ha fatto bene, ma in Champions l’approccio è diverso e tra l’altro non credo che Sarri sarà poi eliminato dal Lione. In Italia la Lazio sta facendo un grande campionato, ma ritengo i bianconeri ancora oggi i più forti. E quando giocano a Torino, poi, è difficile uscire con tre punti da lì».
Senza dribblare l’argomento, Juve-Inter è spesso terreno di polemiche arbitrali. Come se lo spiega?
«Non ho mai pensato che gli arbitri sbagliassero di proposito, non ho mai giustificato in vita mia una sconfitta con un errore arbitrale, non ho mai trovato giusto farlo».
Scelga tra Lautaro e Dybala.
«Lo juventino è grandissimo, ma dico Lautaro: quando fai prestazioni come le sue, normale aver dietro le grandi d’Europa. A me successe lo stesso col Real Madrid...».
Lei in una vecchia intervista disse: «Quando il fisico non mi sostiene, vinco con la faccia». Ce n’è un altro che riesce a farlo?
«Penso a Ibrahimovic. Guardate al Milan, il rendimento della squadra e di chi gli sta intorno è completamente cambiato dal suo arrivo. Può giocare fino a 42-43 anni».
Ronaldo non è uno che vince con la faccia?
«Ronaldo il fenomeno...è lui il giocatore più forte con cui abbia mai giocato».
In realtà si parlava di Cristiano Ronaldo.
«Per me Messi è il numero uno, più di Cristiano».
Mourinho a parte, c’è un allenatore che più degli altri le è rimasto nel cuore?
«Guidolin. L’ho avuto al Monaco, prima di passare all’Inter. Mi ha insegnato tanto, gli devo molto».
Passiamo ai dirigenti?
«Faccio due nomi. Lele Oriali e Walter Sabatini, due grandissimi».
Si vede dirigente, un giorno?
«No, il mio mestiere è giocare, non potrei essere dall’altra parte, non mi emoziona. Quando sento una cosa, devo poter parlare in faccia, non posso star lì a pensare...sono un fiume in piena, come quando Conte urla in conferenza...».
Ha ancora voglia di giocare?
«Sì sì, cerco squadra...per fare come Ibrahimovic».
Quando sentiva gl altri raccontare storie sul Maicon extra campo, come reagiva?
«Loro parlavano, io in campo facevo scatti su scatti, mille metri su mille metri. Quella era la mia risposta».
Si diverte a vedere calcio, oggi?
«Sì, moltissimo. Ho visto un grande Manchester City in Champions. Pep Guardiola è troppo carico, vince lui il trofeo quest’anno».
Infine Maicon racconta anche un aneddoto relativo alle notti precedenti la finale di Madrid. «Il sabato abbiamo la finale di Champions a Madrid, il programma della settimana prevede la partenza il giorno prima, come una partita normale. Il martedì pomeriggio ci alleniamo forte. A fine seduta Mourinho ci raduna e ci comunica: “Anticipiamo tutto (per colpa della nube provocata dal vulcano islandese, ndr). A Madrid andiamo già domani”». La Rosea riporta la riflessione di Maicon: «Mister, tre notti in ritiro? Ma sei pazzo? E cosa faccio tutto il tempo? No dai...». Il ragazzo non scherza. Mourinho neppure, però. José cambia espressione, gli si avvicina e gli dice: «Non è un problema, se vuoi resta pure a Milano, non venire, facciamo senza di te». Ecco, forse quella è stata l’unica volta in cui Maicon ha cambiato idea: «Ok mister, vengo».
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