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"È questione d'atteggiamento." Roberto Mancini continua a ripeterlo da diversi giorni: "Non conta il sistema di gioco col quale si scende in campo; la cosa fondamentale è l'approccio alla gara". Probabilmente, però, la verità è da cercare anche al di là di queste affermazioni.
Il tecnico jesino ha provato il 4-2-3-1 fino allo stremo, nonostante puntualmente la squadra mostrasse severe lacune soprattutto sugli esterni offensivi, dove a turno si sono alternati Icardi, Hernanes, Kovacic, Palacio, Podolski, Dodo ecc. Niente da fare: la squadra non girava. Centrocampo sguarnito, difesa esposta alle folate offensive degli avversari, esterni adattati, poco inclini al sacrificio e ai ripiegamenti che tale schema impone. L'atteggiamento è fondamentale, ha ragione Mancini, ma in determinati casi c'è un equilibrio da raggiungere e la strada da seguire spesso è quella più semplice: la via della praticità.
Lo ha capito Roberto, anche se probabilmente non lo ammetterà mai. Questa squadra non è ancora pronta a giocare come voleva lui. Magari lo farà in futuro, ma non adesso. Palacio non riesce a raggiungere il top della forma (forse in questa stagione non ci riuscirà mai), Podolski non è un esterno offensivo e nessuno dei presenti in rosa può compiere il lavoro che il tecnico ex City richiede. Nulla di strano, ogni calciatore ha le proprie peculiarità, lo stesso Mancini era un uomo di qualità, una seconda punta, pensate se qualcuno avesse osato impiegarlo come tornante. Lo avrebbe fatto bene?
Allora spazio al 4-3-3, dove ogni uomo può esprimersi al meglio nella posizione a lui più congeniale. L'arrivo di Brozovic ha eliminato alcuni difetti di fabbrica che il centrocampo nerazzurro presentava. Il croato sa aiutare gli esterni nei raddoppi, cuce i reparti con naturalezza e sa inserirsi nell'area avversaria. Tutto ciò di cui aveva bisogno la compagine nerazzurra. Affinchè la squadra possa esprimere l'atteggiamento giusto è fondamentale che la stessa si senta sicura e - in questo momento - è evidente che con un centrocampista in più l'Inter si senta più a proprio agio. Anche le prestazioni di Medel salgono di valore se accanto a lui ci sono due costruttori di gioco. Il cileno corre e sradica palloni come una furia, ma immediatamente dopo ha bisogno di consegnare la sfera a piedi più saggi ed educati dei suoi. Chiedere all'ex Cardiff di cantare e portare la croce sembra effettivamente troppo.
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