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Il Suning, dunque, è sempre più vicino a rilevare il pacchetto di maggioranza dell'Inter ma la notizia del giorno, in casa nerazzurra, è che Roberto Mancini, ha detto si al progetto. Fondamentale, a tal proposito, un incontro tenuto ieri, intorno all'ora di pranzo, con il Chief Football Administrator Giovanni Gardini e al direttore sportivo Piero Ausilio che lo hanno raggiunto. Un vertice durato tutto il giorno visto che i due dirigenti hanno lasciato il capoluogo emiliano solo dopo cena. Gardini e Ausilio hanno spiegato a Mancini l’accelerazione di Suning. Una svolta che ha spiazzato lo stesso Mancini, convinto che Erick Thohir lo avrebbe avvertito in caso di cambiamenti. La delusione iniziale ha lasciato spazio però all’ottimismo legato alle future prospettive degli investitori cinesi. Ma cosa ha spinto il Mancio a dire si? Innanzitutto il fatto che gli sia stato spiegato come Suning in breve tempo – nell’arco di pochi mesi – passerà dal 70% al 100% dell’Inter. L’ingresso del colosso di Nanchino è un lasciapassare considerevole. L’azienda di Zhang Jindong fattura 15,5 miliardi di euro all’anno, è quotata alla Borsa di Shenzhen ed è uno dei dieci soggetti più in vista in Cina. Ciò che hanno fatto con lo Jiangsu – comprato per 80 milioni di dollari, ribattezzato Suning e arricchito da Ramires e Alex Teixeira a gennaio – lascia pensare che si possa riproporre in salsa europea. Seppure rispettando i paletti del Fair Play Finanziario, Mancini ha compreso che con i nuovi proprietari i margini di manovra nell’arco del prossimo biennio (2016-2018) saranno decisamente più ampi. Gardini e Ausilio hanno spiegato a Mancini che nonostante le disponibilità quasi infinite di Suning, in questo mercato non si potranno effettuare colpi a effetto. Perché i cinesi sistemeranno la cassa e abbasseranno i debiti, ma non avranno modo di ridiscutere l’accordo sul financial fair play con la Uefa per questa sessione. Il tecnico di Jesi ha comunque appoggiato il «new deal», il nuovo corso.
(Gazzetta dello Sport)
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