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Inter, Marotta: “Zhang? Profuso energie finanziarie notevoli, ha messo 800 mln”

Marco Astori

Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, è intervenuto durante l'evento "Brave New Sport" organizzato da Infront

Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, è intervenuto durante l'evento "Brave New Sport" organizzato da Infront sulle tecnologie che stanno cambiando lo sport. Queste le sue dichiarazioni raccolte da FcInter1908.

"Vorrei fare una premessa: sono un dirigente datato, quando ho iniziato era un calcio romantico con mecenati, che prendevano a cuore le sorti del club che gestivano. Questo è il calcio che ho iniziato a fare, un calcio che mi ha portato indietro nel tempo: per dimostrare come è cambiato dico che allora l'innovazione principale fu la moviola negli anni '60. Poi gradualmente si è passati alla tecnologia: le società non erano più con il mecenatismo al centro ma sono diventate modello di business, dove bisogna rispettare concetti di innovazione e sostenibilità. Oggi il focus del dibattito rappresenta questo concetto.

Nell'ambito calcistico è evidente che la tecnologia ci può dare una mano: oggi abbiamo a che fare col Var, che non è un'attività tecnologica che debella gli errori ma li limita. C'è la goal line Technology e poi la parte che riguarda l'aspetto agonistico: analisi, algoritmi, match Analysis. Noi come Inter abbiamo al nostro interno, se consideriamo la filiera, circa 20 match analisti. E poi c'è l'aspetto dello scouting: prima si andava solo a vedere le partite dal vivo, oggi c'è un'organizzazione che può stare in una stanza e attraverso strumenti può seguire l'evento e cercare i talenti futuri. Anche un dirigente come me ha l'obbligo di adeguarsi, sono le esigenze di cercare la sostenibilità: attraverso il digitale ci sono tante innovazioni. Racconto un piccolo aneddoto: Umberto Saba ha descritto il gol da parte del portiere che lo ha subito, oggi col cellulare vedi il gol del Napoli anche se stai andando allo stadio a Barcellona".

Che differenza c'è tra lavorare con una proprietà italiana e una straniera?

"La Juventus ha una proprietà da 100 anni, di partenza crea valori aggiunti come senso di appartenenza e continuità in programmazione. All'Inter subiamo il fatto che sono cambiate tre proprietà in 8 anni: i management sono cambiati, c'è stata instabilità che ha portato ad una fatica maggiore. Ma ben siano venute le proprietà straniere: Zhang ha profuso energie finanziarie notevoli, ha versato circa 800 milioni di euro nel club. Poi accanto al sostegno finanziario deve esserci una grande capacità nel creare una squadra vincente anche dietro le quinte.

Sicuramente tutti i processi innovativi devono essere considerati: ci vogliono strutture per migliorare l'attività agonistica del calciatore, che è diventato più atleta. Oggi la tecnologia nelle discipline aiuta a migliorare le performance: i record vengono bruciati perché l'atleta si allena in modo diverso rispetto al passato. Quando io ho iniziato, accanto allo spogliatoio dell'allenatore c'era il calzolaio che attaccava i tacchetti: oggi c'è lo psicologo. Fa parte di un processo evolutivo che si è sviluppato e porta benefici. Pur rispettando l'innovazione, non dimentichiamo il core business il gioco del calcio è fondamentale: se consideriamo una società come una compagnia globale, lo spettacolo deve essere garantito".

E' cambiato il modo di affezionare i tifosi?

"E' normale, dobbiamo innanzitutto capire cosa vuole il nostro tifoso, che è un cliente: essere tifoso è come una religione, la fede nasce perché trasmessa. E' normale che dobbiamo essere attenzionati alle esigenze delle nuove generazioni: oggi l'esigenza è vedere cosa c'è dietro, la partita non attrae come prima. Bisogna andare sul mercato in modo diverso rispetto agli anni '90: è chiaro che allargando la visione dobbiamo stare attenti all'interlocutore, il ruolo dei social sono fondamentali. Fa parte di un'evoluzione strutturale dell'azienda, oggi l'organigramma delle società è lungo due pagine, si creano profili nuovi e diversi dal passato".

Come vedi il futuro?

"La tecnologia sicuramente eserciterà un ruolo importante, non dobbiamo dimenticarci che lo spettacolo è l'essenza del business: dobbiamo valorizzare questo asset. Da qui nascono tutte le conseguenze con aumento di ricavi: io sono per un'innovazione che migliori lo spettacolo, che oggi è retrocesso un attimino nel nostro made in Italy perdendo consensi. Auspico che la tecnologia possa essere lo strumento innovativo che ci possa aiutare a gestire meglio l'azienda".