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Marotta, giocata da fenomeno. Inzaghi, per lo scudetto non è lesa maestà un passo indietro

Marotta, giocata da fenomeno. Inzaghi, per lo scudetto non è lesa maestà un passo indietro - immagine 1

L'editoriale di Alfio Musmarra per Fcinter1908: Marotta interviene prontamente dopo la sconfitta col Sassuolo. A Inzaghi toccano i correttivi

Alfio Musmarra

L’intervento di Beppe Marotta all’indomani della dolorosa sconfitta col Sassuolo è stato da autentico fuoriclasse. In anni in cui ci siamo spesso trovati in balia degli eventi col solo Piero Ausilio a resistere in trincea (nonostante non ne avesse neppure la responsabilità e ruolo) in mezzo a mille difficoltà. Oggi Marotta è una garanzia a tutto tondo e le sue parole misurate e precise sono state taumaturgiche in un momento cosi delicato. Perché soprattutto nelle difficoltà bisogna restare calmi, lucidi ed essere il punto di riferimento in un ambiente che troppo spesso è stato incline agli sbalzi d’umore. Poi come sempre sarà il campo ad essere il giudice supremo.

Marotta, giocata da fenomeno. Inzaghi, per lo scudetto non è lesa maestà un passo indietro- immagine 2

Le partite si possono anche perdere, può capitare e di certo una sconfitta non può cancellare tutto quello che questa squadra ha fatto in questi ultimi 3 anni. A patto che sia un incidente di percorso però. Perché se il trend inizia ad essere questo bisogna correre ai ripari. Dal derby in avanti abbiamo intrapreso una china preoccupante: giocato bene per 70 minuti, messo sotto l’avversario, occasioni sbagliate a più riprese, poi finisce l’ossigeno e si prendono gol evitabili con errori individuali e si perde.

Col Liverpool la stessa cosa, con un’oggettiva differenza di caratura tecnica e d’esperienza. Col Sassuolo no. Col Sassuolo l'Inter ha approcciato malissimo la partita, evidentemente preparata anche peggio e la sconfitta è stata un’ovvia conseguenza. La reazione del secondo tempo non fa che aumentare il dispiacere per una partita che si sapeva sarebbe stata complicata. Ed è stato sorprendente averla presa così sotto gamba. Da una squadra con tricolore sul petto non te lo aspetti mai.

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Detto questo spetta a Inzaghi leggere le partite, studiarle, capire l’umore della squadra e nel caso strigliarla. Spetta a lui cambiare le strategie di gioco in base anche alla condizione psicofisica dei ragazzi, perché col Sassuolo siamo andati in campo allo sbaraglio e non è concepibile una cosa del genere.

La squadra è oggettivamente stanca e lo sapevamo tutti, ma proprio per questo motivo non è lesa maestà arretrare il baricentro e fare una gara di attesa. Perché l’Inter non è la Lazio e ogni tanto ci si può snaturare a dispetto del risultato.

A fine anno sull’albo d’oro non ci sarà scritto ‘ bel giuoco’ bensì il nome di chi avrà meritato di vincere lo scudetto. Quindi niente drammi, ma da qui in avanti ritrovare cattiveria, cinismo, resilienza e pedalare. Niente proclami, niente parole inutili. Non siamo questi.

Ripensiamo ai sacrifici della scorsa stagione, ripensiamo a tutto quello che è accaduto e alla stagione fino a qui da incorniciare. E riflettiamo su tutte le cattiverie che ci sono piovute addosso in queste ultime settimane. In primis i giocatori dovrebbero fissare certe cose sulle pareti degli spogliatoi, in maniera da tenerle bene a mente ogni volta che scenderanno in campo da qui a fine campionato. Perché le scenate di nervosismo non servono a niente. Serve far andare testa e gambe e tornare a vincere. Conta solo questo.

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