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Marotta: “Inter? Senza Suning non so cosa sarebbe successo. Se San Siro fosse stato nostro…”

Marco Macca Redattore 

Chi è stato il più grande che ha avuto?

Alla Juventus ho avuto la fortuna di avere Cristiano Ronaldo, l'icona per antonomasia. Ma, tornando al made in Italy, ho avuto Buffon, Chiellini, Barzagli, Pirlo. Quelli erano campioni veri e lo sono diventati nel corso degli anni. Se l'acquisto di CR7 è stato deleterio? Se ne è parlato tanto, anche per il mio addio alla Juventus. Ma non è stato quello il motivo per il quale me ne sono andato. Diciamo comunque che il suo acquisto non risultava determinante rispetto alle aspettative. Me ne sono andato dalla Juventus perché, a una certa età, è giusto lasciare ai giovani. Lì c'erano tanti giovani bravi, giusto che abbiano voluto impostare un rinnovamento dopo 9 anni. Ho ancora un ottimo rapporto con Andrea Agnelli. Cambiamento fisiologico.

Come è stato il passaggio all'Inter?

Quando sono arrivato, mi vedevano come il gobbo che arrivava. Devi avere pazienza e tempo per accreditarti. Ma, come sempre capita nello sport, i risultati sono quelli che contano. Da quando sono arrivato, l'Inter ha ottenuto dei buoni risultati, per cui credo di essere simpatico a gran parte degli interisti.

Qual è l'annata che l'ha formata di più?

Ogni volta che gestivo una società imparavo molto. L'esperienza e la competenza danno cose positive. E' stata una crescita lenta. Sono partito dalla provincia, è stata una belle gavetta. Se c'è un momento toccante è stato quando ho vinto il campionato di Serie B con il Venezia. Abbiamo festeggiato sul Canal Grande, ho toccato il cielo con un dito. Poi, bisogna sempre alzare l'asticella e ho avuto altre soddisfazioni. Oggi guardo all'aspetto umano: ho ricevuto tanto dalla vita e dallo sport, giusto che restituisca qualcosa. Ho da poco rinnovato con l'Inter e di questo devo ringraziare il presidente Zhang che me lo ha proposto. Quando finirò di lavorare nell'Inter mi dedicherò allo sport come fenomeno sociale. Siamo indietro rispetto al resto d'Europa. Vorrei che chi giocasse a calcio lo possa fare gratuitamente. Se si paga, vuol dire che il sistema non ti premia.

Come guadagnano le squadre?

La mia esperienza dice che nel calcio non si guadagna. Chi si avvicina al calcio, tra i presidenti, lo fa per passione. Non ne conosco uno che si sia arricchito, tanti che si sono rovinati. Una società di calcio è un'azienda privata di interesse pubblico. Tutti possono parlarne e tutti dicono la loro. Non si guadagna, ma si può non perdere col concetto di sostenibilità. I mecenati non ci sono più.

La Juventus...

Periodo magico. Ma non ero un attore protagonista, c'erano grandi allenatori e giocatori.

Lo scenario del calcio italiano ed europeo?

Il sistema dello sport professionistico italiano, anzitutto il calcio, risente della situazione economica del Paese. Le grandi aziende sono sempre meno e sempre meno capitali privati che possano essere messi a disposizione dello sport. Una volta c’erano grandi industriali che sostenevano il calcio e non solo. Quindi è stato necessario trovare altre strade e capitali al di fuori dei confini nazionali. Oggi la presenza di capitali stranieri nel calcio italiano è molto forte, fortunatamente. Pensiamo a Milano, le cui due squadre sono di proprietà una cinese, l’altra statunitense, e di ciò dobbiamo essere grati. Se non ci fosse stata Suning, non so cosa sarebbe successo all'Inter. Il calcio italiano inoltre sconta un forte gap di produttività rispetto agli altri campionati europei: i diritti televisivi - che costituiscono oltre il 70% dei ricavi delle squadre - per la Serie A valgono circa 1,3 miliardi, per la Premier League 4 miliardi. I nostri vivai? C’è stata un’involuzione notevole, dovuta anche al fatto che una volta il calcio si giocava ovunque: dai cortili agli oratori. Inoltre, il sistema scolastico italiano non incentiva la pratica sportiva, anzi. Non abbiamo una realtà come quella americana, dove lo sport dalle high school ai college è una componente fondamentale del percorso formativo dei ragazzi, anche attraverso le borse di studio sportive. Altro grande problema è la mancanza di strutture per lo sport di base e giovanile.

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