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Lunga intervista concessa da Marco Materazzi a La Gazzetta dello Sport. L'ex difensore dell'Inter ha parlato proprio della squadra nerazzurra, tra Champions League e campionato:
"A quest’Inter serve un pizzico della nostra sana follia. Nei primi 12-13 Spalletti ha uomini ad altezza Barcellona. Camp Nou? Ma io penso soprattutto alla prima partita, a quella del girone: perdemmo 2-0 a Barcellona, andammo in bambola tutta la partita. D’estate in amichevole avevamo affrontato il Chelsea, pure lì avevamo perso. Tra di noi nello spogliatoio ci chiedevamo: saremo davvero all’altezza di queste partite?".
La storia ha detto di sì.
«In semifinale buttammo fuori il Barcellona dei marziani, un’altra cosa rispetto a quello di oggi. All’andata andammo sotto 1-0 a San Siro, ma quel gruppo era disposto a tutto per vincere e lo dimostrò. Al ritorno, dopo l’espulsione di Thiago Motta, Mourinho cambiò la partita. Ci disse: “Ragazzi, in allenamento si difende sempre 6 contro 4, oppure 7 contro 4. Qui siamo in 10 contro 11, non ci possono mai far gol”. Ne fecero solo uno, alla fine. E con un difensore (Piqué, ndr)».
Cosa può prendere Spalletti da quella serata?
«Ci vuole grande coscienza dei propri mezzi, in partite simili. E un pizzico di follia, appunto. Nel singolo match l’Inter può giocarsela. L’esordio con il Tottenham è già una gara che sposta: se vinci quella, poi puoi permetterti qualche calcolo. Certo, nel girone affronti due squadre rodate, abituate a grandi livelli. Il Tottenham ha cambiato poco, il Barça molto e poi ha Messi. Ma Spalletti ha Nainggolan».
E a Bologna qualcosa s’è già visto.
«È un giocatore trascinante, uno che sa trasmettere qualcosa alla squadra».
Fa notizia anche fuori dal campo, però.
«Quando arrivi a 30 anni con quel tipo di carriera, cos’hai da nascondere? Non ne ha 20, non è uno che devi scoprire. Spalletti l’ha avuto, l’ha allenato e l’ha rivoluto: sa quello che può dare, è un uomo di spessore, un assaltatore: io prego per l’Inter che stia sempre bene».
Come si spiega l’avvio difficile in campionato?
«Fondamentalmente mancano i due punti con il Torino: dopo un primo tempo giocato così bene, non puoi non vincere. Lo standard di San Siro dev’essere quello dei primi 45’. Con quel pubblico lì è facile giocare. Lo dico sempre: quelli interisti sono i tifosi meno esigenti d’Italia. Trovatemi un altro pubblico che fa quei numeri a prescindere dai risultati».
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