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Matrix: “L’unico club che allenerei è l’Inter. Con Moratti rapporto diretto. Del Piero…”

Daniele Vitiello

Ai microfoni di SkySport, Marco Materazzi ha commentati alcuni fra i più importanti temi degli ultimi giorni di calcio e della sua carriera. Agnelli-Del Piero: cosa ne pensi? “Parto dal presupposto che sono un fan di Del Piero, come ragazzo...

Ai microfoni di SkySport, Marco Materazzi ha commentati alcuni fra i più importanti temi degli ultimi giorni di calcio e della sua carriera.

Agnelli-Del Piero: cosa ne pensi?"Parto dal presupposto che sono un fan di Del Piero, come ragazzo e come giocatore. Poi è giusto che ognuno faccia i propri interessi. Come ha detto Ale, in maniera molto intelligente, c’è modo e modo. Il bello del nostro mestiere è che quando si fermano le bocce poi tutti capiscono. Quindi vedrete che anche quando si fermerà Ale con la Juve, i mesi e gli anni successivi diranno chi ha ragione. Penso che Ale da questo punto di vista sia irreprensibile".Un giudizio su Del Piero, uomo e giocatore."Se dico che è una persona molto intelligente non penso di offenderlo, perchè come giocatore non lo discuto, è un grandissimo".Era l’addio all’Inter che immaginavi o lo sognavi in maniera diversa?"So solo che avevo un altro anno di contratto e la mia famiglia sarebbe comunque rimasta a Milano: questo la dice lunga sul fatto che avrei tranquillamente continuato, sapendo quale era il mio destino e il mio posto in squadra o nello spogliatoio dell’Inter. Però, sono state fatte delle scelte, probabilmente qualcuno non ha avuto la delicatezza, e non è il Presidente perché con lui ho parlato in maniera molto chiara, e il rispetto per una persona che ha dato dieci anni di vita per la propria squadra, ricevendo tantissimo, ma dando anche qualcosina. Diventare campione del mondo con la squadra di club e con la Nazionale penso sia un motivo di orgoglio per chi indossa i colori di quella squadra. Poteva andare diversamente e meglio, ma quando poi torni a  San Siro e la curva quasi si butta giù dalla balaustra per salutarti, penso che quello ti ripaghi di qualsiasi altra delusione minima che ci può essere stata".Sono stati i due allenatori, Leonardo e Gasperini, a farti capire che non rientravi nei piani tecnici della squadra?"Bisognerebbe fare una tavola rotonda con Leonardo, con Gasperini, con il Direttore Tecnico… Quando parli singolarmente vengono fuori sempre mezze verità, mentre se ci fossimo trovati a dieci occhi probabilmente avremmo saputo di più. In un primo momento doveva essere Leonardo, in un secondo arriva un altro allenatore, poi si punta su altre persone, quando io avevo dato la mia disponibilità. E lo dimostra il fatto che non sono andato a giocare da nessun altra parte in Italia, nonostante avessi ricevuto delle offerte, un po’ per rispetto dei miei tifosi e della mia persona, perché quando vai per dieci anni al massimo, con tutto il rispetto per chi mi ha cercato, mi sarebbe sembrato un ripiego. Sono andato avanti per la mia strada, sono contento di quello che ho fatto, poi magari un giorno incontrerò Gasperini e gli chiederò se veramente è stato lui a scegliere un altro al posto mio. Nella vita hai sempre la possibilità di fare domande".Hai detto qualcosa a Gattuso, in merito al suo problema all’occhio?"Lui sicuramente è forte, come è giusto che sia, com’è il nostro carattere. Sa quello che deve fare, è lui che si deve tirare fuori da questa situazione. Il suo problema non è semplice, ma penso che ce la possa fare. Quando ho smesso, non mi ha chiamato nessuno, ma sono qui, tranquillo e sereno. Sono convinto che anche lui verrà fuori alla grande".Stai studiando per prendere il patentino: farai l’allenatore?"Lo sto prendendo perché è giusto così, è il mio mondo. Non è nelle mie idee allenare in Italia, neanche il Perugia, forse l’unica squadra che potrei allenare è l’Inter, però, quando inizi, non è che puoi allenare la più forte, devi anche accontentarti di  quello che passa il convento e il convento italiano, in questo momento, manca di strutture e programmi. Magari vai con la tua famiglia da una parte e, prima che inizi il campionato, vieni mandato via, penso che questo non sia una buona base di serenità per la famiglia. Ho sempre vissuto in simbiosi con la mia famiglia e penso che non possa essere una cosa fattibile allenare in Italia".Vuoi fare ancora il calciatore?"Ad oggi ho staccato la spina perché uno deve anche guardare in faccia la realtà: quando non hai più opportunità per giocare, ascolti tutti, ma devono essere cose concrete. Visto che non è ancora arrivando niente di concreto, penso sia giusto farsi da parte e far giocare i giovani, anche se non mi sento del tutto inferiore a quelli che magari giocano in tante squadre di Serie A".L’Inter a che punto è?"È facile dire che il gruppo è vecchio, non è unito. Non penso che sia così. Credo che debbano fare quello che stanno facendo, stanno lavorando, hanno fatto alcuni buoni risultati, altri meno. In campionato ci vuole continuità, altrimenti non riesci a rimanere attaccato al treno. Adesso hanno meno margine per sbagliare, davanti corrono e bisogna stare attaccati al treno, altrimenti si rischia di fare brutte figure".Come sei rimasto con Moratti?"Con il Presidente ho il privilegio di parlare direttamente, starò qui ancora 5-6 anni, è sicuro, da contratto. Sono al di sopra delle parti e la cosa bella è che con lui posso avere un rapporto diretto. Evidentemente questo non piace, perché essendo uno scomodo, uno che dice le cose in faccia e che ha un rapporto diretto con il Presidente, può darsi che potrei diventare un po’ scomodo. Io, però, sono fatto così, altrimenti starei a casa con i miei figli, che è molto più difficile, perché quando prendi in mano la nave di casa, capisci come sono andate le cose in questi quindici anni in cui tu non ci sei mai stato e apprezzi molto di più la persona che ami".Un tuo consiglio che Mario Balotelli ha seguito?"“Quanto sei forte”. Mario cambia sempre il numero di telefonino e devi aspettare che te lo mandi lui. Adesso lo ha ricambiato, ad esempio. Ora è grande, ma quando l’ho visto la prima volta che giocava nelle giovanili e ha provato a farmi il tunnel, riuscendoci anche, ho subito capito quanto era forte. E uno così forte, alla sua età, non l’ho mai visto. Gli auguro con tutto il cuore di togliersi le più grandi soddisfazioni e di diventare almeno il primo campione del Mondo di colore con la maglia della Nazionale, glielo auguro con il cuore, a lui e ad Antonio Cassano".