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Mazzarri: “L’Inter? C’erano molte attese. Prima della vendita eravamo secondi. Poi…”

La Gazzetta dello Sport, ha intervistato, in esclusiva, l'ex tecnico dell'Inter, Walter Mazzarri, ora sulla panchina del Watford

Riccardo Fusato

La Gazzetta dello Sport, ha intervistato, in esclusiva, l'ex tecnico dell'Inter, Walter Mazzarri, ora sulla panchina del Watford. Ecco le sue parole: "Il bilancio di questi sette mesi d’Inghilterra? I risultati sono in linea con i programmi del club. Mi è stato chiesto di salvare la squadra, di consolidare la categoria e di valorizzare i giocatori. Com’è nata l’opportunità Watford? Avevo voglia di mettermi in discussione e di affrontare un’esperienza diversa. La Premier mi ha sempre affascinato. C’erano state altre richieste, ma ho scelto il Watford perché mi sono trovato in sintonia con le idee del presidente Gino Pozzo. Ho chiesto solo una cosa: un dialogo continuo e diretto con lui. Cosa ho fatto nei 18 mesi trascorsi tra l’esonero all’Inter e la firma con il Watford? Mi sono preso un anno sabbatico. Avevo bisogno di staccare la spina. Dalla Primavera con il Bologna nel 1999 fino all’Inter non mi ero mai fermato. Ho deciso di venire in Inghilterra per studiare il calcio di queste parti e mi sono stabilito a Manchester per conoscere meglio la realtà di questo Paese. Londra è splendida, ma è cosmopolita. La vera Inghilterra è altrove. Manchester ha due club di valore mondiale ed è strategica: sei ad un passo da Liverpool. Che cosa non funzionò all’Inter? Penso che il tempo sia stato galantuomo."

"C’erano molte attese, come è lecito nel caso di un club come l’Inter, ma nel giudizio sui risultati non si tenne conto dell’effettivo valore della rosa. Pochi mesi dopo il mio arrivo ci fu un cambio storico al vertice del club, con il passaggio delle consegne da Moratti a Thohir. E poi mi ritrovai con diversi calciatori in scadenza. Prima della svolta societaria eravamo secondi, poi scivolammo al quinto posto, ma quella era l’esatta dimensione dell’Inter di allora. Che cosa la ferì nei giorni più difficili? Sono abituato a prendere in considerazione i giudizi delle persone che stimo. Sul lavoro si può sempre discutere. La denigrazione e le offese non sono accettabili"

(Gazzetta dello Sport)

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