"La quarantena procede bene. Faccio sempre qualche casino in terrazza per tenermi occupato, non posso lamentarmi". Sandro Mazzola prova a sorridere, nonostante le difficoltà del momento. L'avanzare del Coronavirus, ma soprattutto in queste ore la tristezza per la scomparsa di Joaquin Peirò, spentosi in Spagna all'età di ottantaquattro anni. "E' stato un compagno fantastico, avevamo un ottimo rapporto. Io ero tra i più giovani e avevo un grosso timore di Herrera, per fortuna c'era Peirò che alleggeriva i momenti di maggiore tensione. Scherzava sempre. Ne facevamo di tutti i colori anche fuori dal campo", ha raccontato l'ex capitano dell'Inter ai microfoni di Fcinter1908.it.
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ESCLUSIVA Mazzola: “Avevo paura di Herrera, per fortuna c’era Peirò. Quarantena? Faccio…”
Le parole dell'ex capitano dell'Inter ai microfoni di Fcinter1908.it: "Peirò aveva riflessi pazzeschi, quel gol era impensabile"
Spazio ai ricordi più divertenti, riavvolgendo il nastro fino a quel biennio 1964-66: "Il Mago ci teneva sempre a dieta. Potevamo bere un bicchiere d'acqua e mezzo bicchiere di vino ad ogni pasto. Magari dopo un allenamento un po' più pesante avevamo sete e provavamo a raccattare roba in giro. Ricordo che una volta avevo una sete assurda e mi voltai verso Peirò, lui capì subito e mi disse 'dopo vieni in camera mia e non preoccuparti, tengo todo'. Effettivamente aveva ragione. Una volta, invece, durante la passeggiata prima di una partita lasciammo che il gruppo andasse avanti ed entrammo in un bar a bere qualcosa senza che se accorgessero. Il Mago era davanti coi due massaggiatori di fianco, noi aspettammo che si allontanasse un po' per entrare. 'Prendiamo una cerveza (birra, ndr)', mi disse. Capitava che andavamo a bere di nascosto".
Indimenticabile, tornando al campo, il gol di rapina in Inter-Liverpool: "Nessuno avrebbe mai pensato ad una roba del genere. Lui invece riuscì a rubare palla al portiere e a segnare, creando un'occasione dal nulla. Aveva dei riflessi pazzeschi. Era rapidissimo con la palla al piede, ma ancora di più nel ragionamento. Era difficilissimo portargli via il pallone. Ricordo benissimo il suo primo allenamento, correva senza fermarsi".
Oggi invece i centri sportivi sono chiusi e gli allenamenti sospesi. Il momento è delicato e il sistema rischia di indebolirsi ulteriormente: "Penso che i calciatori potrebbero autotassarsi. Ricordo che un anno lo facemmo anche noi perché alcune società di Serie B e Serie C non pagavano gli stipendi ai calciatori. Fu un'iniziativa che prendemmo noi calciatori della Nazionale perché gli altri ci chiesero aiuto. Minacciammo lo sciopero e ci chiamò Andreotti a Roma, preoccupato del fatto che senza partite anche lo Stato avrebbe perso soldi dal circuito scommesse. Ascoltò le nostre richieste e riuscimmo a risolvere la cosa in breve tempo. Pensa che i capi della spedizione fummo io e Rivera, fu l'unica volta che andammo d'accordo". Prezioso come sempre Mazzola, allora lo lasciamo andare con la promessa che non combinerà altri guai in terrazza: "La vedo difficile, ma ci proverò", chiude con un sorriso.
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