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ESCLUSIVA Mentana: “Conte ha fame, Mou non più. 5 maggio? Ci siamo ripresi tutto. Zhang…”

Le parole del noto giornalista e grande tifoso nerazzurro in diretta Instagram con Fcinter1908.it

Daniele Vitiello

Enrico Mentana ha vissuto con enorme passione tutte le sfumature della storia più o meno recente dell'Inter. Tifoso dall'epoca di Angelo Moratti, porta con sé le mille emozioni provate da sostenitore della Beneamata. Ed è stato così gentile da aprire  il baule dei suoi ricordi nerazzurri in diretta Instagram con noi di Fcinter1908.it. Queste le sue parole:

INTER - "Io sono milanese, figlio di un giornalista sportivo che seguiva l'Inter e primogenito. Ho scelto per primo la fede calcistica. Mio fratello è stato team manager del Milan e la nostra rivalità sportiva è stata sempre altissima. Sono entrato per la prima volta a San Siro, che spero non venga mai smantellato, nel 1962. Ho visto l'Inter in tutte le sue declinazioni, anche se non vado in tribuna stampa o tribuna d'onore. Ho fatto quattro figli tutti interisti e a casa mia c'è una bella tribunetta. Seguo la squadra attraverso le tv satellitari, aspettando i bei tempi in cui l'Inter sarà anche in chiaro in Champions League".

MORATTI - "Un gentiluomo d'altri tempi. Una figura che ha creduto nel sogno di suo padre. Chi ha visto in diretta Angelo Moratti portato in trionfo a Vienna dopo la vittoria della prima Coppa dei Campioni, capisce bene cosa ha voluto dire per Moratti prendere il ruolo di presidente dell'Inter tanti decenni dopo. Ci ha messo tanto di tutto, non solo soldi. Passione, tifo, signorilità, interpretazione non vittimistica del ruolo del provvisorio perdente. Moratti è stato la signorilità nel calcio, un contesto che non è mai signorile. Poi, ovviamente, ci ha messo su tanti di quei soldi, oltre alla buona volontà. Capisco cosa abbia voluto dire quella notte di Madrid per la sua storia. Con Ibrahimovic al Barcellona ha fatto l'affare del secolo: quell'anno fu da incorniciare per gli acquisti giusti. Una cosa che non mi è piaciuta di Moratti è Thohir. Noi adesso lo difendiamo, ma è stato un apostrofo esotico prima di professionisti dell'impresa come i cinesi di Suning. Un presidente che non si è mai visto, venuto fuori dal nulla calcistico, non era quello che ci voleva in una fase che è stata difficile".

SUNING - "Sono uno di quelli che dicevano che sarebbe opportuno avere una società che si vede e si sente. Per un periodo c'era lo sconcerto di questo: loro erano a Nanchino, che ne potevano sapere dei problemi dell'Inter? Da lì partì la proposta di fare un'azionariato di minoranza per far sentire la vicinanza dei tifosi. Il tutto è stato superato prendendo una vecchia volpe come Marotta, che è il vero uomo della società. Poi la proprietà può stare dove vuole. Loro ci mettono una solidità economica ed internazionale che sono decisive per ambire ad avere un ruolo importante. C'è anche un rappresentante della proprietà molto giovane, che speriamo possa crescere bene nella conoscenza del calcio italiano e del contesto in cui si svolge".

STEVEN ZHANG - "Ha fatto quella cosa che ho stigmaztizzato e che mi ha reso bersaglio degli strali di qualche suo grande appassionato. Puoi dire di essere contro la Lega Calcio, ma se hai contribuito ad eleggerne il presidente poi non puoi dire che è un pagliaccio. Con un pagliaccio non ci fai più niente, non è che poi ci decidi le sorti dei campionati.

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