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Empatia, big data, libertà ma non solo: Inter, ecco il metodo Inzaghi

Empatia, big data, libertà ma non solo: Inter, ecco il metodo Inzaghi

Nei primi contatti vis a vis la dirigenza nerazzurra ha trovato ciò che si aspettava: un allenatore scrupoloso e preparato

Matteo Pifferi

"Ieri Simone Inzaghi cercava casa a Milano: serve una grande sala, a cena arriva spesso lo staff al completo. Nei primi contatti vis a vis la dirigenza nerazzurra ha trovato ciò che si aspettava: un allenatore scrupoloso e preparato. Da ora l’Inter scoprirà da vicino pure il suo metodo di lavoro, fatto di rapporti umani, studio e una montagna di numeri". Apre così l'articolo de La Gazzetta dello Sport in merito a Simone Inzaghi e alla metodologia del suo lavoro.

 

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Empatia parola chiave

Il primo punto è l'empatia che si crea tra Inzaghi e la squadra. "Sulle regole non transige minimamente – Romelu Lukaku avrà sentito i racconti del fratello Jordan, spedito con disonore in tribuna per un ritardo prima di Juve-Lazio dell’estate 2020 —, ma la velocità con cui si spegne il dissidio è più o meno uguale a quella con cui si accende la miccia. Insomma, sono bandite le tensioni ed “empatia” è la parola chiave", conferma La Gazzetta. Come secondo aspetto da rimarcare, c'è l'importanza data da Inzaghi ai numeri. "Simone, che conosce l’impatto dei big data nel calcio di oggi, fa una abbuffata di statistiche assieme al suo staff. Tutto avviene in condivisione: numeri e video compaiono direttamente sul cellulare dei collaboratori nello stesso momento. E pure sugli schermi dei giocatori ecco in tempo reale i dati raccolti in allenamento e le indicazioni per gli esercizi personalizzati. Lo scambio di informazioni è, quindi, rapido: in una parola, “smart”", ribadisce la Rosea.

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Studioso di calcio

Il terzo punto enunciato da La Gazzetta dello Sport riguarda l'analisi scrupolosa e lo studio degli avversari per cercare i punti deboli e trarne dei benefici. Ed è da questo che poi si arriva alla maggiore libertà concessa agli interpreti in casa Lazio nel canonico e fisso 3-5-2. "L’erede di Conte ha un curriculum decisamente minore, ma possiede la stessa maniacalità e passione. Lavora sempre col pallone e sulla tecnica individuale, ma concede qualche libertà in più. Il 3-5-2 dei due tecnici è solo in apparenza lo stesso perché c’è una applicazione differente. Si passa da giocate altamente codificate a una maggiore fantasia concessa ai giocatori di talento", evidenzia La Gazzetta dello Sport che, poi, spiega in breve la differenza tra Conte e Inzaghi: "Nel pensiero monolitico di Conte ognuno esegue uno spartito mandato a memoria, con Inzaghi c’è una maggiore possibilità di interpretare la situazione. Si passa dall’orchestra sinfonica a qualche assolo jazz".

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