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MF – THOHIR e i conti dell’Inter: ecco i progetti della nuova società 

Francesco Parrone

Una proprietà formata da imprenditori indonesiani riuniti in una società che potrebbe essere quotata alla borsa di Giacarta. La cessione delle quote di controllo dell’Inter (il 70%) da Massimo Moratti alla cordata guidata dal magnate...

Una proprietà formata da imprenditori indonesiani riuniti in una società che potrebbe essere quotata alla borsa di Giacarta. La cessione delle quote di controllo dell’Inter (il 70%) da Massimo Moratti alla cordata guidata dal magnate indonesiano Erick Thohir ha lasciato in sospeso gli umori della tifoseria nerazzurra, divisa tra chi considera il passaggio come un balzo verso un futuro sempre più globale e al passo coi tempi da un punto di vista finanziario e chi, invece, teme un salto nel buio, che metterà il club nelle mani di un imprenditore che, per quanto ricco, non è certo nato con l’Inter nel cuore e che non ha interessi radicati a Milano. E quindi  con il rischio che, se l’operazione non dovesse funzionare, possa lasciare l’Inter a un destino quantomeno opaco. 

A qualche giorno dalla conclusione della trattativa (l’accordo è stato trovato nella notte tra mercoledì 11 e giovedì 12 settembre nella sede parigina della banca d’affari Lazard) è evidente che bisognerà aspettare qualche anno per giudicare il successo sportivo della cessione. Certamente, però, si può già dire che l’operazione ha una sua validità finanziaria. E non solo perché Moratti, sin da quando cominciò a valutare l’ipotesi di cedere il club (già nel  febbraio  2012 Milano Finanza anticipò la notizia che alcuni consulenti finanziari erano  stati  incaricati  di  trovare nuovi soci per l’Inter) si è circondato da subito da stimatissimi professionisti: Lazard Italia come advisor finanziario e Cleary Gottlieb Steen & Hamilton come consulenti legali (mentre Thohir è stato sostenuto da Ernst&Young). 

La validità economica dell’operazione per Moratti si basa semplicemente sul fatto che uscendo dal club non dovrà più ripianare i conti strutturalmente in rosso del club nerazzurro. Come mostra la tabella, l’Inter ha perso tra i 70 e i 90 milioni l’anno tra il 2010 e il 2012 e anche il bilancio 2013 si dovrebbe chiudere con un rosso attorno a 70 milioni. Insomma, neppure nell’anno del triplete (2010) l’Inter è riuscita a chiudere conti in ordine (69 milioni di rosso), con l’aggravante che quel successo storico (unico nella storia del calcio italiano) non è stato sfruttato a livello economico, non generando un’impennata dei ricavi commerciali. Un’inefficienza divenuta sempre più insostenibile per Moratti, visto che la società di famiglia, la compagnia di raffinazione Saras, è alle prese con una crisi  congiunturale del settore e non distribuisce i dividendi dal 2009. 

Di qui la necessità di trovare un partner che lo potesse  sostenere finanziariamente. L’illusione di un socio che acquistasse una minoranza (e quindi mettesse soldi senza comandare) è durata lo spazio di qualche mese, sino all’arrivo di Thohir, rampollo di una potentissima famiglia indonesiana a capo di Astra International (conglomerata che fattura circa 12 miliardi di euro l’anno, con utili oltre il miliardo), che subito ha messo  in  chiaro di  voler  avere il  potere.  Il magnate indonesiano e i suoi soci  arrivano, insomma, per comandare. Tanto più che, secondo quanto trapela, è previsto che, dopo l’entrata nel capitale dell’Inter tramite un aumento di capitale, gli indonesiani possano crescere ulteriormente sino ad azzerare la quota della famiglia Moratti nel giro di tre anni. Entrando  nel  dettaglio, bisogna sottolineare che nelle trattative l’Inter è stata valutata circa 350 milioni, compresi i debiti che, tra linee di credito, esposizioni con i fornitori e quelli relativi alle società controllate (Inter Brand), arrivano a circa 200 milioni. Ciò significa che il 70% di Thohir vale circa 250 milioni al momento. Ma gli investimenti degli indonesiani non si fermeranno qui. Thohir e compagni dovranno partecipare pro quota al ripianamento delle perdite dei prossimi bilanci stimati ancora in rosso per almeno due anni visto la struttura dei costi. Il rendiconto al giugno 2014 dovrebbe chiudersi con una perdita tra 55 e 60 milioni, mentre il risultato del bilancio a giugno 2015 sarà legato all’ingresso o meno nella prossima Champions League (la partecipazione alla sola fase a gironi vale da sola circa 30 milioni).

Il bilancio al 2016 dovrebbe essere quello finalmente del pareggio, ma ovviamente il risultato non dipenderà solo dai costi, ma soprattutto dall’incremento dei ricavi da marketing. Ovvero quella voce che Moratti non è riuscito ad aumentare negli ultimi anni e che adesso non ha più la forza economica per sviluppare creando quelle strutture necessarie per rendere globale il marchio Inter. La ricetta Thohir, infatti conta molto sull’espansione del brand sui mercati asiatici sfruttando il fatto che la nuova proprietà gioca in casa in quei Paesi in forte espansione economica. Non solo, ma nel medio termine non è nemmeno escluso che la holding che riunisce i soci indonesiani venga quotata alla borsa di Giacarta, con l’obiettivo primario di reperire risorse finanziarie da investire nella crescita del club. Se ci riuscirà, Thohir farà dell’Inter il primo club italiano gestito con tecniche d’avanguardia. Ma attenzione, Thohir nel calcio finora non è garanzia di successo. Dall’anno scorso è il presidente dei Dc United, la squadra di calcio di Washington tra le più blasonate nella Major league soccer statunitense, ora ultima nella Eastern conference del campionato americano.