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Getty Images
FC Internazionale Milano, il suo presidente Steven Zhang, il Vice President Javier Zanetti, gli Amministratori Delegati Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta, l'allenatore Simone Inzaghi e il suo staff, i calciatori e tutto il mondo Inter, si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Sinisa Mihajlovic e, nel ricordarlo, abbracciano i suoi familiari.
Non si è mai pronti a salutare un compagno di viaggio. Sembra che il tempo sia stato troppo poco, già svanito, solo un ricordo. Salutare per sempre Sinisa Mihajlovic è difficile per tante ragioni. È doloroso, ingiusto, profondamente malinconico.
Prima avversario in campo, poi nerazzurro, da giocatore e da vice allenatore. Poi di nuovo di fronte, sulle panchine rivali. Sempre fedele a se stesso: nella grinta e nell’atteggiamento, nella fierezza e nella serietà.
Il numero 10 dei difensori. Prestanza fisica, sapienza tattica e un piede sinistro benedetto: raramente sui campi da calcio si è visto un mancino così potente, così preciso. Re dei calci piazzati, autore di gol bellissimi, anche con la maglia nerazzurra.
Quando arrivò a 35 anni all’Inter mise subito le cose in chiaro, fin dalla prima conferenza stampa: “Sono qui per giocare e per vincere. Ho ancora qualcosa dentro e posso darlo all’Inter”. Fu di parola. Due stagioni, uno Scudetto, due Coppe Italia. Una, marchiata con una punizione all’incrocio in finale, a San Siro. Da urlo. 43 partite e 6 gol, tutti, ovviamente, su calcio da fermo. Meraviglie da ricordare, una a una.
Poi l’esperienza sulla panchina nerazzurra, vice al fianco del suo grande amico Roberto Mancini. Presenza fondamentale: due anni, due Scudetti e la Supercoppa Italiana. Vittorie belle, vittorie indelebili. Un segno importante nella storia nerazzurra, prima di intraprendere la carriera di allenatore.
Personalità e sicurezza trasmesse ai suoi calciatori, lottatore in campo e fuori, quando ha dovuto intraprendere la sfida più difficile e importante, quella contro la malattia. Affrontata alla Sinisa: la voglia di vivere, di lottare. “Ho fatto a pugni con la Leucemia”, diceva. Perché l’ha combattuta con fierezza, tornando ad allenare, svelando anche un lato che per anni ha sempre nascosto: “Ho imparato a piangere: vedere un uomo duro che piange, fa tenerezza”.
Sinisa fino in fondo. Con un messaggio che ha raggiunto e resterà nel cuore di tutti gli appassionati di calcio. Sport e vita.
L’Inter, nell’abbracciare la sua famiglia in questo momento tristissimo, lo ricorda con immenso affetto e amicizia.
Ciao Sinisa!
(inter.it)
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