Uno degli eroi del Tripletedell'Inter del 2010, Diego Milito, è stato intervistato dal Corriere della Sera e ha affrontato diversi argomenti riguardante il passato e il presente nerazzurro.
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Milito: “Inter, 2-3 acquisti e sei da Scudetto. Mou condottiero, Moratti e il Triplete…”
Diego Milito è stato intervistato dal Corriere della Sera
Diego Milito, l’uomo del triplete: nel 2010 in due settimane ha segnato il gol dello scudetto, nella finale di Coppa Italia e la doppietta in Champions League.
«È stato incredibile quello che abbiamo fatto. Essere stato parte di quella grande squadra è storico».
Come vi caricava Mourinho nel mese che portò al triplete?
«Mou è il più grande, fu un condottiero. È sempre stato convinto di farcela. Quando sono arrivato ho trovato un gruppo in cui si respirava la voglia di vincere la Champions. Altra figura chiave è stato il presidente Moratti».
Il segreto di Mourinho?
«Sapeva quando caricare e quando lasciare tranquilli. Avevamo un grande rapporto, mi prendeva da parte, mi parlava. Mi ha voluto all’Inter».
Mourinho ha la grande capacità di lavorare con i campioni, qual è la sua dote?
«È preparato tecnicamente, ma in più lui sa comunicare e gestire i campioni: tutti danno il massimo, per lui ti getteresti nel fuoco. Tira fuori il 100%».
Le capita di rivivere il gol della finale di Champions?
«Non lo posso dimenticare, se chiudo gli occhi me lo ricordo bene. Rivedo la seconda rete: c’è un muro nerazzurro di gente che piange di gioia, ho ancora i brividi. L’Inter è l’unica italiana ad aver fatto il triplete: un orgoglio».
Pentito di aver detto dopo la finale: «Non so se resto»?
«Sì, ho sbagliato il momento, non lo rifarei. A volte essere così sincero non va bene».
Poi però è rimasto. Sarebbe stato meglio partire?
«Non lo saprò mai, ma non sono pentito. L’Inter mi ha dato tanto e io tutto all’Inter. Dopo la Champions era difficile cambiare. C’era ancora tanto da vincere: il Mondiale per club, la Supercoppa. Quello dopo la Champions fu comunque un anno positivo, con il secondo posto».
Con la Nazionale Argentina non ha avuto troppa fortuna. Colpa dei tanti campioni che aveva davanti?
«Ho fatto un Mondiale e due Coppe America. L’Argentina ha avuto sempre grandi attaccanti, mi sento fortunato. C’erano Higuain, Messi, Aguero. Al Mondiale 2010 mi sentivo bene e avrei potuto giocare di più. Poi guardo l’altra faccia della medaglia: in Sudafrica avevo Maradona allenatore e Messi compagno: il meglio di sempre del calcio».
Il Milito di oggi chi è?
«Un uomo fortunato che ha fatto della sua passione una professione. A me piacciono gli attaccanti che partecipano al gioco e non vivono solo per il gol: Belotti in questo senso è un grande attaccante».
Spalletti ha detto che Icardi è un grande dentro l’area ma deve dimostrare di esserlo anche fuori: è d’accordo?
«Mauro è un talento con ampi margini di miglioramento. È diverso da me, quello che ha detto Spalletti non è sbagliato».
Dopo il triplete l’Inter non si è più ripresa. Perché?
«Ha pagato il cambio di proprietà, l’addio di Moratti. È arrivato Thohir, ora c’è Suning, ci vuole tempo quando ci sono i cambiamenti. Sono fiducioso che l’Inter possa riprendersi a livello societario. È un dolore vedere una maglia così importante del calcio mondiale fuori dalla Champions, quella dobbiamo giocarla sempre».
Questa Inter le piace?
«Una buona squadra, ma servono due-tre giocatori importanti per vincere lo scudetto. La Juve, il Napoli e la Roma hanno gruppi consolidati. Se l’Inter compra però può lottare con loro».
Qual è il gol che Milito porta nel cuore, il più bello?
«Fare gol nel derby è sempre bello, poi i due gol allo Juventus Stadium, i gol della finale Champions. Forse però il più importante è stato quello di Siena che ci ha dato lo scudetto e ha tolto la sofferenza che c’era in tutti gli interisti».
Che rimpianti ha Milito?
«Nessuno, ho avuto tutto e dato tutto a qualunque allenatore. Nello spogliatoio non ho mai fatto il gradasso, ho tentato di essere un esempio con i fatti. I compagni giovani ti devono guardare e vedere ciò che sei».
Di Moratti che ricordo ha?
«Un grande rapporto, mi è sempre stato vicino e gli devo tanto. E poi con lui ho vinto».
Adesso cosa fa?
«Sono ambasciatore per Inter Forever, essere legato ai nerazzurri è un orgoglio».
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