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Di Derby, Militose ne intende: il Principe ha timbrato la propria firma segnando 8 volte contro il Milan, a dimostrazione di come non abbia mai sofferto la pressione delle partite che contano. L'argentino ha parlato a La Gazzetta dello Sport, in merito alla sfida tra Inter e Milan in programma oggi:
Derby surreale, vero Milito?
«Sì, stranissimo: colpisce sempre vedere uno stadio vuoto, figurarsi in un derby così grande. In carriera mi è capitato solo una volta di giocare a porte chiuse, col Godoy Cruz, e ricordo una brutta sensazione. Ma non per tutti è un male: se io ho bisogno del tifo, qualcun altro può essere tranquillizzato dal non avere pressione».
In cosa è diverso il derby di Milano rispetto agli altri che ha giocato?
«Noi del Racing guardiamo da vicino lo stadio dell’Independiente, è qualcosa di unico. Genova mi ricorda un po’ Avellaneda, è sempre un derby di quartiere. Ma quello di Milano è il più affascinante perché il mondo ti guarda e lo avverti».
Come ci si sente da specialista di triplette nei derby?
«Una a Genova e una a Milano: difficile spiegare, sono fortunato ad aver provato queste emozioni. Fare gol è difficile, farne tre difficilissimo, farne tre in un derby ancora di più... Ma devo tutto ai miei compagni, senza di loro non avrei segnato così tanto in carriera».
All’Inter mancano 7 uomini: gara un po’ troppo in salita?
«Noi nel 2010 abbiamo vinto 9 contro 11... Io sono fiducioso nonostante le assenze perché la rosa è grande e l’allenatore ha il carattere giusto per motivare in una situazione così. L’Inter troverà stimoli nuovi e farà una grande partita».
La prima immagine del derby che le viene in mente?
«Il primo che ho giocato: 4-0. C’era ansia, sentivo che era qualcosa di speciale, un sogno che si realizzava. Ho segnato su rigore: rimane uno dei ricordi più belli della carriera».
E un ricordo negativo?
«L’amarezza del 3-0 nel 2011: eravamo forti e, vincendo, potevamo lottare per lo scudetto poi vinto dal Milan di Ibra».
In cosa è cresciuto Lautaro dopo un anno di titolarità?
«Gli serviva solo tempo per esplodere: aveva dimostrato subito la sua classe, ma dopo un anno è migliorato. Sta seguendo la strada giusta per diventare il top e il meglio deve ancora venire».
Quanto è stato importante il fatto che al Racing gli hanno sempre detto: “Guarda Milito, fai come lui”?
«Non so quanto ci sia di me in lui... Io ho sempre provato a dare consigli, ma lui ha la mentalità giusta: ascolta tanto, assorbe le informazioni e così migliora. Il merito è soltanto suo. E’ diventato completissimo: eccezionale in area, ma non aspetta la palla, la cerca e si sacrifica per il compagno».
Se non ci fosse stato lei, sarebbe all’Inter adesso?
«Io non ho fatto niente, sono stato solo consultato vista la mia vicinanza all’Inter. Il suo arrivo non dipende da me, ma dal suo talento. Uno così lo vogliono tutti, l’Inter è solo stata più veloce a prenderlo».
Se dovesse tornare alla carica il Barcellona, Lautaro farebbe bene a farsi tentare?
«So solo una cosa: è contento dove si trova. Quando gli parlo, lo vedo felice, si considera nel posto giusto. Poi il calcio cambia e i top player hanno sempre offerte: qualsiasi decisione spetta solo a lui».
Quanto della crescita di Lautaro si deve alla generosità di Lukaku?
«Tanto, perché Lukaku è un attaccante enorme e quei due sono fatti per giocare insieme: si completano perfettamente. E occhio a Sanchez, mi piace tantissimo: quest’Inter ha davvero un grande attacco».
In Hakimi intravede qualcosa di Maicon?
«Non mi piace mai fare paragoni tra giocatori di epoca diversa. Non carichiamolo troppo, ma l’Inter ha trovato un esterno formidabile: per gli attaccanti uno così è oro».
Ha fatto bene Conte a volere con così tanta forza Vidal?
«Sì, lo conosceva già: insieme avevano fatto e faranno benissimo. Tecnicamente e caratterialmente, fa la differenza».
Conte voleva pure Kanté, ma li è andata diversamente...
«I grandi giocatori sono sempre benvenuti, ma la rosa dell’Inter già così è completa, profonda. Conte è l’unico che sa cosa serva davvero, ma, come tifoso, sono contento perché può competere fino alla fine. Speriamo sia l’anno buono: il gap con la Juve si è ridotto».
Lei nel 2012 ha dato una delusione a Conte: lo vede davvero cambiato da allora?
«Sì, vincemmo per la prima volta allo Stadium. Conte ha mantenuto il suo carattere, la sua impronta: il dna competitivo gli ha permesso di vincere così tanto e quello non si cambia. Magari con gli anni potrà ammorbidirsi, ma resta il tecnico giusto per vincere. Sono felice sia rimasto, non aveva senso interrompere un percorso così positivo».
La sorprendeva all’inizio vedere un vecchio avversario come Conte in nerazzurro?
«No, mi ha sorpreso solo vedere in questi anni l’Inter lontana dalla vetta...».
A proposito di ex rivali, quando vede Ibra a 39 anni in campo cosa pensa?
«L’età ti fa maturare e ti fa essere ancora più leader: lui è la guida di tutti quei ragazzi. Ho sempre avuto un grandissimo rispetto per Ibra, anzi mi sarebbe piaciuto giocarci insieme. Ma vedendolo in campo non sono invidioso: sono felice di quello che ho fatto, io ho smesso al momento giusto».
Quest’Inter è quella che più si avvicina alla sua?
«Sì, ma saranno le vittorie a certificarlo. Di certo è una squadra tornata a essere di primissimo livello».
Con chi vorrebbe giocare degli undici di Conte.
«Con Lautaro ho già giocato e ci trovavamo alla grande. Non è bello fare altri nomi, ma Lukaku e Sanchez sarebbero grandi compagni di reparto».
Messi all’Inter: solo una suggestione o la prossima estate ci si può credere?
«Ci si deve credere: si vive di sogni. Perché non immaginarselo all’Inter, una squadra fatta per gli argentini e in cui Messi starebbe benissimo?».
Che cosa proverà quando questo derby non si giocherà più nel vecchio San Siro?
«Tristezza, sarà un brutto giorno: lì dentro si respira la storia. San Siro è molto più di uno stadio. Poi la vita va avanti e il nuovo impianto con il tempo sarà pure meglio».
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