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Lei la scorsa stagione, più o meno di questi tempi, in Giappone dichiarò senza paura che l’obiettivo sarebbe stato arrivare alla seconda stella. Altro che scaramanzia, ha avuto ragione lei. E allora riproviamo: cosa accade quest’anno?
—«Non cambia il senso. Siamo l’Inter, l’obiettivo è alzare trofei. E adesso come un anno fa, tutti sanno che lotteremo per vincere di nuovo lo scudetto. In generale, vogliamo far meglio di un anno fa. E quindi in Champions il traguardo è fare ancora più strada. E poi c’è il Mondiale per club: oggi è una cosa lontana, avremo tempo per pensarci, ma è un qualcosa che affascina».
Proviamo ad andare ancora più dritti: lei, dentro lo spogliatoio, respira la stessa aria di un anno fa, la stessa fiducia?
—«Certo che sì, lo garantisco. E le dico di più: sono arrivati tre calciatori nuovi, Taremi Zielinski e Martinez, che ci daranno una grande mano lungo tutta la stagione. Sono fortissimi, ci aiuteranno molto. La nostra forza è proprio questa: una squadra dentro la quale tutti hanno la possibilità di giocare. Se ci si aiuta, c’è più possibilità di vincere le partite».
Lei parla da leader. Da leader risponda: qual è la più grande difficoltà nel ripetersi?
—«Vincere dopo esserci già riusciti è impresa complicata perché si è portati a pensare che tutto possa essere in discesa, che tutto sia facile tra virgolette. Ma siamo stati bravi noi a renderlo tale lo scorso anno. E adesso siamo pronti per questa sfida, io la definisco così. Vogliamo provare ancora le stesse emozioni di un anno fa, ci sono rimaste sulla pelle. E non siamo una squadra giovane, non siamo mica bambini, non perdiamo la testa: sappiamo che abbiamo vinto il campionato della seconda stella, ma non ci sentiamo già a posto, non siamo sazi. Sarà più dura, c’è più pressione su di noi perché siamo i campioni agli occhi di tutti. E le altre squadre stanno acquistando tanti giocatori proprio per colmare il gap dello scorso anno. Faremo di tutto per non sbagliare».
Nel 2022 arriva Mkhitaryan e si pensa: bene, ottima alternativa. Poi lei gioca sempre. Lo scorso anno arriva Frattesi e Micki non va in panchina neppure per sbaglio. Ora è stato preso Zielinski. Ok, sappiamo già come andrà a finire...
—«Io non la vedo così. Ma non è modestia. Io ragiono proprio in un altro modo. Abbiamo 25 calciatori, tutti sono titolari. Lo dico davvero, non è un modo di dire. È questa la via per vincere. Ognuno è in grado di giocare, non c’è una gerarchia prestabilita: siamo tutti lì per aiutarci, per lavorare, lottare per lo stesso obiettivo. Nell’Inter la parola “panchinaro” non esiste».
Che effetto le fa, quando sente dire che Mkhitaryan è il calciatore più intelligente dell’Inter?
—«Mi fa piacere... ma non perdo la testa, non sono più un ragazzino, non è che impazzisco se la gente parla bene di me. E certo che a 35 anni non posso avere le qualità fisiche che avevo a inizio carriera o a 25-27 anni...devo per forza giocare con la testa, devo impegnarmi di più ogni giorno per essere all’altezza e continuare su livelli alti».
Dica un concetto, solo uno, su cui Inzaghi ha battuto durante questo ritiro precampionato.
—«Il mister insiste sul fatto che dobbiamo essere pronti alla battaglia. Che senza lavoro non si va da nessuna parte. Ma noi ci siamo. Ha ragione lui: per vincere lo scudetto non c’è altra via. E abbiamo motivazioni altissime».
(Gazzetta dello Sport)
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