Con un rendimento così altalenante in campionato, ci si interroga sul futuro di Simone Inzaghi. Il passaggio del turno contro il Porto diventa fondamentale, anche se potrebbe non bastare perché in campionato bisogna centrare il quarto posto che è vitale per il club. La Gazzetta dello Sport evidenzia quattro i punti interrogativi intorno al rendimento dell’Inter. "Il primo, il più importante, chiama in causa le motivazioni. Due punti conquistati tra Monza, Sampdoria, Empoli, Bologna e Spezia valgono molta della distanza che c’è oggi con la squadra di Spalletti. L’Inter non riesce a vincere quando dovrebbe. Perché perde in cattiveria, perché l’intensità che viene messa in campo non è sufficiente. E l’intensità è figlia del lavoro che porta alla partita, della settimana".
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Modulo, gestione forze e non solo: i quattro punti interrogativi sull’Inter e Inzaghi
"Il rendimento in trasferta è disastroso: solo Salernitana e Cremonese hanno incassato più delle 24 reti dell’Inter. E molte di queste reti sono in fotocopia, con una squadra dall’atteggiamento tattico spesso sbilanciato. Perché a San Siro queste difficoltà non emergono? Perché, probabilmente, cambia l’atteggiamento degli avversari, meno portati a offendere. E così il “difetto” si nota meno".
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GESTIONE DELLE FORZE
—"Lo scorso anno l’Inter pagò carissima la flessione tra febbraio e marzo, che costò una buona fetta di scudetto. La speranza del club nerazzurro è che i punti persi in queste settimane non costino la qualificazione Champions. La gestione delle forze ha portato a spremere alcuni protagonisti, altre scelte magari hanno seguito logiche che tengono dentro gli equilibri di spogliatoio. Ci sono poi giocatori che mai hanno raggiunto il loro picco di rendimento, Brozovic e Lukaku su tutti. Certo, l’allenatore non è neppure aiutato da diverse situazioni contrattuali aperte, irrisolte. Ma perché insistere su alcune soluzioni e non provarne altre? Perché a centrocampo non Asllani, se Brozovic è questo? O lo stesso Bellanova in fascia, se Dumfries gioca così?".
POCHE VARIABILI
—"Il punto, l’ultimo, è che l’Inter è sempre uguale a se stessa. A La Spezia qualcosa si è mosso, con il passaggio prima al 3-4-1-2 e poi al 4-3-1-2. Ma sono sembrate mosse più dettate dal momento che da altro. Non c’è stato upgrade, un aggiornamento vero e proprio dell’app che Inzaghi stesso aveva lanciato la scorsa stagione. Il rischio, in casi come questi, è che i giocatori si siedano sempre intorno agli stessi concetti. È il retrogusto amaro dell’ennesimo day after. Nel quale le cose vengono spiegate, ma pure pesate. E non è Oporto il cuore del problema. È il contorno che alla fine diventa primo piatto, il problema".
(Gazzetta dello Sport)
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