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Continua in quel di Milano il dibattito per la costruzione del nuovo stadio di Inter e Milan. In merito il Corriere della Sera ha interpellato l'ex presidente del club nerazzurro Massimo Moratti, che ha detto la sua sul futuro del nuovo impianto: «Andrebbe fatto subito. Credo che sia giusto che Palazzo Marino, la Regione, le istituzioni, ma soprattutto la gente conosca i diversi scenari. Che si vedano i progetti finali».
Non ha paura che scatenare troppo presto questo dibattito possa bruciare delle soluzioni o impantanare un percorso che già è partito in salita?
«Non penso a un referendum per votare la soluzione più gradita. Ovvio che le società debbano assumersi fino in fondo tutte le responsabilità di un progetto storico così ampio. Ma è bello che la gente sappia di cosa stiamo parlando. La partecipazione in questo caso è necessaria. Il minimo che si possa pretendere è capire le verità che le società hanno in testa».
Effettivamente il tema riguarda tutti.
«Non è che Milan e Inter stanno facendo un regalo di Natale ai tifosi. Né si stanno costruendo una casa privata. Avere un nuovo stadio va nella direziona moderna di società globali sempre più attente al business e ai ricavi. Probabilmente è un passaggio necessario e inevitabile. Però in questo caso sull'altro piatto della bilancia c'è la rinuncia a un pezzo della storia di tutti come San Siro. Che probabilmente è lo stadio più amato d'Italia».
Sembra di capire che lei non lo butterebbe mai giù?
«Vede, c'è stato un momento durante la mia presidenza in cui si iniziò a parlare in maniera insistita della costruzione di un nuovo stadio. Il famoso stadio lunare o lunatico a cui stava lavorando proprio Stefano Boeri. In quel periodo erano entrati i primi soci cinesi e come è noto, la questione dello stadio fa gola a chi investe. Per alcuni è una condizione. Si iniziò a parlare col Milan di chi avrebbe tenuto in dote San Siro modernizzandolo. Mai di farne a meno».
Ormai se ne parla da un po': ha elaborato il lutto?
«Non mi sono ancora abituato all'idea di una Milano senza il Meazza. Se penso a una partita di calcio la immagino ancora qui dentro. Credo che funzioni così anche per tanti altri milanesi. Per questo dico che hanno diritto di essere coinvolti in questo percorso complesso. La trasparenza può far bene a tutti. Abbiamo tutti il diritto di innamorarci di un nuovo progetto e invertire il corso dei sogni».
Ai suoi tempi, le pazze idee di costruirsi un nuovo impianto naufragarono tutte...
«Si faceva fatica ad andare d'accordo tra società. A trovare un compromesso. Non si è mai arrivati con una soluzione condivisa e concreta dalle istituzioni. Stavolta Milan e Inter mi sembrano molto affiatate e allineate per arrivare fino in fondo a questa questione. Vedono il traguardo. Avranno fatto bene i loro calcoli. Lo stadio lo faranno certamente».
A cosa non le piacerebbe assistere nel nuovo stadio che sarà?
«A scene come quelle che ha vissuto Romelu Lukaku domenica scorsa a Cagliari. E soprattutto della giustificazione che hanno dato di quell'episodio alcuni tifosi. Dei buu razzisti parliamo da anni. E mi sembra incredibile che non si sia fatto ancora nulla di forte e definitivo per chiudere per sempre quella fase».
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