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Moratti: “Suning? Obbligati. Conte? Senza attaccamento”. E boccia InterSpac

Moratti: “Suning? Obbligati. Conte? Senza attaccamento”. E boccia InterSpac

Le parole dell'ex presidente dell'Inter a proposito del momento che sta attraversando il club nerazzurro e tanti altri temi

Daniele Vitiello

Massimo Moratti, ospite de Il Fatto Quotidiano, ha parlato di quanto sta accadendo in casa Inter, ma anche di altri temi. Queste le sue considerazioni sul momento del club nerazzurro: "Inter di Zhang? La preoccupazione c'è per forza. Questi signori sono arrivati con la voglia di spendere tantissimo e di fare una squadra fortissima, deve essere successo qualcosa di grave in Cina. Li hanno obbligati a mollare le attività, il ragazzo vuole mantenere ma bisogna capire per quanto tempo. Iniziativa popolare? Che i tifosi interisti ci siano, sì. Che siano ricchi, sì. La terza cosa, metterli nell'Inter, credo sia difficile. Iniziative del genere ci sono all'estero, ma hanno una nascita diversa. Le cifre di cui l'Inter ha bisogno non credo siano facili da raggiungere con questa organizzazione.

Addio Conte? E' stata una mancanza di sfida, ma anche di attaccamento. Lui è un professionista serissimo ed ha fatto benissimo, ma alla base della sua scelta c'è stata mancanza di attaccamento". 

Il calcio è entrato inevitabilmente in una nuova era: "Se non riescono ad inventarsi un nuovo torneo, credo che l'unica strada sia quella di limitare i compensi. Imprenditori italiani possono essere competitivi? Credo sia molto difficile, perché il calcio è una cosa che ti trascina, per cui bisogna stare molto attenti. Io non me ne sono mai reso conto, nonostante ne abbia fatte tante di cazzate (ride, ndr). Il senso del dovere ti porta ad andare avanti anche nei momenti difficili, ma restavamo su certi equilibri. Ora la situazione è cambiata".

La Superlega non è la soluzione giusta: "Se è una via d'uscita, lo è per poche squadre. Se ne parla da tanti anni, non capisco perché sia partita così male e si sia risolta in così poco tempo. Se anche volessero ripresentarla, sarebbe molto difficile".

Nuova linfa potrebbe arrivare dagli stadi che però in Italia risultano ancora difficili da realizzare: "C'è stato un momento in cui abbiamo pensato di comprare San Siro e farlo diventare più moderno. La cosa più bella è comunque vedere la partita e in questo lo stadio San Siro è il migliore di tutti. Fare uno stadio vuol dire indebitarsi molto e oggi, con i debiti che ci sono in giro, non è facile, vedete il Tottenham. Per questo si cerca una speculazione".

A proposito dei nomi che hanno costellato la sua era nerazzurra: "Mourinho? Lo avevo sentito quando ha lasciato il Tottenham, ma era già su di morale. Appena è uscita l'ufficialità del suo arrivo alla Roma, mi è arrivato un suo messaggio con scritto "adesso ci vedremo più spesso". Recoba? Era più sorprendente, mentre dagli altri mi aspettavo quello che facevano. Chi me lo vendette mi disse che alla prima partita avrebbe fatto cadere lo stadio e così fu. Lo mandai al Venezia su richiesta di un allenatore, fece una stagione fantastica e salvò la squadra dalla retrocessione.

Il rapporto con i calciatori? Da Materazzi ad Eto'o, iniziarono a chiamarmi papà e la cosa non mi andava (ride, ndr). Era qualcosa di affettuoso. Come li limitavamo? Cercavamo più che altro di creare un senso di responsabilità forte nei confronti della professione. Balotelli? Cerca di provocare un po' gli altri per vedere se sono sinceri con lui, ma in questo discorso si è involuto". 

Spazio nel corso della chiacchierata anche ad un focus sulla vita privata dell'ex presidente nerazzurro: "Berlusconi? Con me si è sempre comportato bene e io ho cercato di fare lo stesso con lui. Non c'è stata però una frequentazione. Milly ambientalista e io petroliere? Mi dà dei consigli sulla transizione energetica e mi dà un aiuto sempre, conosce persone importantissime. Ci siamo incontrati al mare, in una sala da ballo. Siamo stati fidanzati cinque anni prima di sposarci. La Saras tra 10 anni? C'è un mondo da costruire e di questo si ha paura, ma bisogna avere lo stesso coraggio avuto dopo le guerre. La crisi economica può portare ad essere conservatori, ma in ambito energetico in questo caso ci si è buttati totalmente sul nuovo. Ci saranno grandi trasformazioni".

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