Lunghissima intervista rilasciata da Massimo Moratti apparsa nell'edizione odierna della Gazzetta dello Sport. L'ex presidente dell'Inter ha parlato del mondo nerazzurro a 360°, ecco cosa ha detto a proposito di Spalletti: "Gli ho dato consigli? Non mi permetterei mai, non ne ha bisogno. Abbiamo condiviso dei pensieri, gli ho spiegato la psicologia del tifoso interista. Ma aveva già capito tutto e da subito ha impostato tutto alla grande».
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Moratti: “Thohir? Steven Zhang successore ideale. Spalletti come Mou: gli ho spiegato…”
Così l'ex presidente dell'Inter ai microfoni della Gazzetta dello Sport
Aveva mai pensato di prendere Spalletti durante la sua gestione?
«Più di una volta, ma per una serie di circostanze non se n’è mai fatto nulla. Dopo il Triplete siamo stati molto vicini, mandai anche Branca a parlargli. Poi però andò allo Zenit».
A un certo punto sembrava che la prima scelta del club fosse Conte. Non le chiedo se le avrebbe pesato il suo passato juventino perché non me lo direbbe, ma crede che le cose sarebbero andate allo stesso modo?
«Conte è bravissimo, ma la vera differenza è che Spalletti non ha ancora vinto lo scudetto e vede nell’Inter la possibilità di raggiungere qualcosa di molto importante. Conte invece ha già vinto in A e in Inghilterra, se qui avesse fallito sarebbe stata colpa dell’Inter e non sua. Spalletti invece è coinvolto al 100%».
Qui il paragone con Mourinho ci può stare?
«In effetti Spalletti entra nella testa dei giocatori come faceva il portoghese. E concretizza la fiducia reciproca, che poi si propaga e rende più tranquillo tutto l’ambiente».
Spalletti ha rivitalizzato anche gente come Brozovic, Ranocchia e Santon?
«Vero, anche se credo che siano situazioni diverse. Brozovic era stato decisivo anche in passato, ma lui più di tutti aveva bisogno di un uomo forte come Spalletti che lo coinvolgesse di più. I due italiani sono ragazzi d’oro e hanno l’Inter sottopelle, ma andavano ricostruiti e il tecnico li ha aiutati molto».
L’Inter è prima a ritmi record ma la quinta potenzialmente è a 4 punti. Situazione surreale.
«Vero, ma la fiducia deriva dal gioco oltre che dalla concretezza. Nel recente passato siamo partiti bene ma non ci esprimevamo così, non esisteva una base così solida e definita. Credo che la svolta sia arrivata a Napoli, lì la squadra ha acquisito consapevolezza».
Si può parlare di scudetto?
«Sì. E’ importante averlo dentro la testa e il cuore, ma va pure temuto ogni domenica per avere la giusta tensione. Però oltre alla Juve ci sono anche le romane e un Napoli che Sarri fa giocare a meraviglia».
Un giudizio sui nomi nuovi nella dirigenza: Antonello, Sabatini e Steven Zhang.
«Sabatini è un vero appassionato. Il suo innesto è stato importante e ha saputo gestire bene il rapporto con Ausilio. Antonello è bergamasco, uomo di sostanza e trasparente, inevitabile pensare a Facchetti. Steven mi piace molto, sa dare confidenza pur mantenendo un grande rispetto. Gran lavoratore che non ama mettersi in mostra. Ha grandi meriti nella costruzione di questa Inter».
Sta per nascere la Hall of Fame interista. Per chi vota?
«Partendo da Meazza e passando da quelli della Grande Inter, Ronaldo, Ibrahimovic e Milito».
Un presidente assente come Thohir non le sembra strano?
«Ha fatto la sua parte prima, ora dipende dagli accordi con Suning. Quella della presidenza però è una situazione da chiarire. Il successore ideale? Steven, senza dubbio».
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