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Massimo Moratti, con garbo ma anche fermezza, risponde al presidente del Consiglio Mario Monti, che aveva definito "inammissibile" l'uso dei soldi dei contribuenti per ripianare i debiti delle società di calcio: "È sicuro che il calcio italiano dovrebbe e potrebbe offrire un’immagine di sé migliore, e lo dico non soltanto per quello che è accaduto nel 2006 con Calciopoli o con quello che sta emergendo adesso. In generale, si potrebbe fare di più e lo si potrebbe fare meglio, pensando anche che ci guardano all’estero. Detto questo, io sono presidente dell’Inter dal ’95 e in tutti questi anni di soldi dei contribuenti per sistemare il bilancio non ne ho mai visti. E con me tanti altri presidenti. È difficile pensare che si possa guadagnare facendo calcio. Di certo non è il mio caso. Se ho una colpa, e riconosco che è una colpa molto grave, perché ripetuta negli anni, è di avere investito un sacco di soldi nell’Inter e di essere pronto a investirne altri ancora per il futuro."
Ma c'è un motivo se Moratti ha speso tanto per l'Inter: la passione: "Avrò fatto spese eccessive e mi sarò fatto prendere dalla passione più che da quella che dovrebbe essere una sana gestione del club. Ma certo fra tante colpe non ho quella di avere sperperato i soldi dei contribuenti, che non ho mai preso. Mai visti, neanche per sbaglio. In ogni caso, e questo vale anche per il passato, è sempre stato il calcio a dare soldi allo Stato e non viceversa. La mia non vuole essere una polemica, ci mancherebbe, però il flusso di denaro non è mai stato dallo Stato alle società di calcio, ma sempre dalle società allo Stato. Attraverso le imposte sui contratti, i contributi previdenziali, il pagamento degli affitti degli stadi di proprietà dei comuni e tutto il resto. Senza contare il cosiddetto indotto, perché comunque il calcio di vertice crea posti di lavoro, attività collaterali, movimento di tifosi che seguono le partite e tutto il resto. Ma non devo essere certo io a sottolineare queste cose».
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