- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
copertina
Intervistato dal quotidiano Il Giorno, l'ex Presidente nerazzurro Massimo Moratti, in una lunga intervista racconta vicende del passato e del presente che fanno chiarezza sul mondo Inter.
Si parte con l'approdo della famiglia Zhang a Milano: "In questo passaggio epocale mi ha colpito un dettaglio che è diventato fondamentale proprio per quella storia famigliare dell'Inter che le dicevo, perché all'uscita dei Moratti non ha fatto riscontro l'ingresso di una multinazionale, di una anonima società della Cina ma quello di una famiglia che mi si è presentata con l'intenzione di stabilire una continuità, come dire?, anche umana. Si parla della grande e ricca società Suning ma io ho conosciuto il signor Zhang Jindong che mi ha parlato dei suoi programmi sul futuro dell'Inter con la stessa passione che ci ho messo io, non interessato a una speculazione finanziaria ma a far diventare ancor più grande, nel suo grandissimo Paese, il mito nerazzurro; al primo approccio con la squadra ha voluto che ci fossi anch'io, proprio a sottolineare una continuità famigliare; eppoi, andandosene, mi ha lasciato il figlio Steven, un gran bravo ragazzo che ha ospitato, col quale si parla della "nostra" Inter; vuol sapere tutto, e di storia ce né, e ha in mente di stare a Milano, di seguire il club giorno dopo giorno , non di viverne l'avventura da lontano, come purtroppo è successo con Thohir".
Problemi di passione ormai... E' dura venirne fuori. Per uno che ha vissuto le imprese dell'Inter di Herrera e il magnifico Triplete di Mourinho..."Beh, anche Mancini ha fatto la sua parte... Ma come si fa a guardare il passato? Io ho vissuto una vicenda leggendaria... Vuol sapere il mio primo derby? Avevo quattro anni, il 6 novembre del '49, papà e mamma mi portarono a San Siro, dopo un po' eravamo sotto di quattro gol, poi una straordinaria rimonta e vittoria per 6-5...come dimenticare? M'è rimasto impresso un grande protagonista, Nyers... Papà voleva un'Inter di grandi. Solo per ragioni politiche non potemmo ingaggiare Puskas e Kocsis, gli ungheresi fuggiaschi. Naturalmente ci riuscì il Real di Francisco Franco. Quel derby vissuto da bambino mi tornò in mente al primo derby da presidente, nel '95, quando dissi all'amico Berlusconi e a Galliani di non infierire con il loro spettacoloso Milan e invece vincemmo noi dopo che Weah aveva sbagliato tanti gol. L'allenatore era Ottavio Bianchi che caricò la squadra alla grande insieme a Berti e Seno che segnò anche un gol...C'era anche Zanetti , a quei tempi...".
Poi Bianchi se ne andò, e arrivò Suarez...L'Inter non ha avuto sempre grande fortuna con gli allenatori. Ne ebbe suo padre che aveva appena ingaggiato Edmondo Fabbri e all'ultimo minuto lo sostituì con Helenio Herrera che vinse tutto in Italia, in Europa e nel mondo. Cosa successe?"Fabbri l'aveva portato Allodi dopo che insieme avevano realizzato il miracolo Mantova, dalla D alla A... Ma in quei giorni mio padre parlò con un giornalista della Gazzetta, se ben ricordo Giorgio Mottana, che gli raccontò le imprese dell'allenatore del Barcellona, Herrera, accendendogli una luca: papà anche come imprenditore aveva grandi intuizioni e coraggio e da un giorno all'altro portò a Milano il Mago. Fabbri la prese malissimo e come ricorderà, diventato tecnico della Nazionale, tenne i nerazzurri più lontano possibile, a parte Facchetti che era insostituibile. Se a Middlesbrough avesse avuto Picchi non avremmo perso con la Corea...".
Anche lei ha buona memoria..."Della Nazionale? Sempre! Deve sapere che quando avevo nove anni mi avevano mandato a studiare in Svizzera dove nel '54 si giocarono i Mondiali e Foni, nella commissione tecnica dell'Italia, era anche allenatore dell'Inter con la quale aveva vinto due scudetti. Ero in casa anche con gli azzurri..."
A proposito di allenatori, l'Inter ne ha avuti di grandi che tuttavia spesso non amavano i campioni che gli affidavate. Ricordo Herrera che fece vendere il bomber Angelillo alla Roma e chiedeva puntualmente a Allodi di cedere Corso. Suo fratello Gianmarco, che s'interessava poco della squadra, mi ha raccontato che toccava a lui a dire al Mago che aveva offerto Corso a destra e a manca ma nessuno lo voleva...e Hodgson con Roberto Carlos, Lippi con Baggio..."Corso? Era titolare fisso, non ha saltato una partita. Baggio? Un grande, il più bravo di tutti...Lucescu mi diceva: non c'è bisogno di spiegargli niente, va in campo e sa lui cosa fare...Fece due goal a Verona che ci portarono in Coppa, ma con Lippi non legò mai e se ne andò..."
E invece Mourinho?"Davvero condottiero seppe costruire una squadra straordinaria che pendeva dalle sue labbra e accettava ogni sacrificio. Così poté vincere tutto".
Ricorda quando le parlai di Mazzarri?"Mi piaceva come lavorava, non ha avuto fortuna...Milano non è facile...Anche De Boer: era un'idea nuova, forse troppo nuova..."
Ha avuto buone parole per Pioli."Mi è sembrato la persona giusta per portare ordine e carica nella squadra... E' un interista appassionato".
Ma non basta. Troppi giocatori da inquadrare..."Ce ne sono di bravi ma devono diventare determinanti come Icardi, l'unico che fa bene la sua parte... Un conto è avere giocatori importanti, un conto è fare una squadra... Vedo sempre tanto calcio, di questi tempo a proposito di squadra mi ha impressionato la Spal... Il rimedio? Non sempre dipende dall'allenatore... Ricorda Italo Allodi? Non si lasciava sfuggire un dettaglio, era il tutore della squadra, dell'allenatore. Competenza e passione" .
(Fonte: Italo Cucci, Il Giorno 04/12/16)
© RIPRODUZIONE RISERVATA