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Francesco Moriero, ex giocatore dell'Inter, è tornato a parlare della squadra di Luciano Spalletti e della Nazionale. La sua è una riflessione sul calcio italiano e la sua mancanza di qualità, con qualche spunto per tornare a sfornare talenti. Checco si è raccontato in un'intervista a Luca Carmignani, che dopo aver scritto la biografia di Gigi Simoni ("Simoni si nasce") sta curando anche quella di Moriero...
La Nazionale Italiana è allenata da un tuo amico: Gigi Di Biagio. Pensi che sia in buone mani?
A Gigi Di Biagio, sono legato da una grande amicizia, vorrei che lui rimanesse ad allenare la Nazionale maggiore, perché c’è bisogno di cambiamenti; non bisogna guardare i risultati immediati, ma ciò che un tecnico può dare. Lui può dare moltissimo.
Per la prima volta dopo tantissimi anni, l’Italia non parteciperà ai Mondiali di calcio, c’è un motivo particolare secondo te?
Si certamente: è la mancanza di qualità. Anche il mio amico Antonio Conte, quando allenava l’Italia, mi confidava che adesso ci sono giocatori, nel giro della Nazionale, che quando giocavamo noi, non sarebbero stati presi in considerazione. Purtroppo questo è il materiale che abbiamo a disposizione, frutto di una programmazione poco accorta e di una scarsa propensione ad andare a cercare i talenti, dove ancora ci sono. Il discorso è lungo e complesso e comincia dalla scuole calcio. Ai Mondiali di Francia del 1998, dove ho partecipato, in attacco avevamo Vieri, Roberto Baggio, Del Piero in difesa avevamo Maldini, Costacurta, Cannavaro, Bergomi, Nesta (che purtroppo si infortunò), in porta Pagliuca, a centrocampo Di Biagio (per restare in tema), Dino Baggio, Di Livio, il sottoscritto. Un attacco del genere adesso ce lo sogniamo, la difesa, non ne parliamo neppure, lo dico, sia chiaro, con il più profondo rispetto di tutti, ma la realtà è evidente, dobbiamo esserne consapevoli. Dobbiamo lavorare sui talenti, cercarli, e farli crescere. Ed abbiamo bisogno di un Commissario Tecnico adeguato: Gigi lo è.
Parliamo di Inter: alti e bassi. In una intervista hai detto che i giocatori ti sembravano impauriti. Che doti dovrebbero avere i giocatori per vestire la maglia nerazzurra?
Devono avere carattere. Giocare a San Siro non è per tutti. La “mia” Inter, era piena di giocatori di carattere, di vincenti. Noi entravamo in campo cantando, nel vero senso della parola. Ci sentivamo sicuri della nostra forza ed i fischi (eventuali) non ci intimorivano. Quindi ai giocatori dell’Inter dico: coraggio, abbiate coraggio, credete in voi stessi. Personalmente, quando entravo in campo, mi dimenticavo dell’avversario. Poteva pure chiamarsi Maldini o Lizarazou: per me era indifferente, giocavo il mio calcio. Poi se l’avversario mi batteva, gli facevo i complimenti. Ma certamente non entravo in campo timoroso o peggio ancora impaurito. Questo lo dico anche ai miei giocatori.
Hai già allenato molte squadre, in Serie B, in C1 ecc. Ti senti pronto per una panchina importante?
Certo, ma sono consapevole che mi aspetta ancora molta gavetta, che sono disposto a fare, l’occasione davvero importante, prima o poi arriverà.
Cosa farai da “grande”, hai un obiettivo particolare?
Allenare una squadra di Serie A, questo è il mio sogno, il mio obiettivo.
Luca Carmignani
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