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Intervenuto ai microfoni di Tiki Taka, noto programma calcistico di Italia 1, Jose Mourinho è tornato sulla sua esperienza all'Inter, con cui ha vinto tutto: “L'Inter è la mia casa, la mia famiglia, Moratti un amico, il mio presidente: quando dico lui, dico famiglia. Lo sento come la mia famiglia, mi sento la sua famiglia in un modo veramente speciale perché è gente speciale. La storia del Triplete è stata fantastica. Dopo Madrid se fossi tornato a San Siro a festeggiare non sarei mai più andato via dall'Inter. Io sono stato a Milano dopo aver vinto lo scudetto il primo anno, una cosa normale in quegli anni, e ho capito lì quella che è l'emozione di un popolo. Sono tornato a Milano dopo la semifinale di Barcellona e ho immaginato come sarebbe stata Milano. Poi nel mio gruppo, tutti quelli dello spogliatoio, eravamo una famiglia. Quando dici addio a una famiglia è una cosa dura da affrontare, quella sera sapevo già che sarei andato via, non potevo dire di no al Real Madrid per la terza volta, volevo vincere la Liga e la Premier. Futuro? Non lavoro da otto mesi, vediamo cosa succederà: non credo sarà in Italia, però è una sensazione”.
IL PUBBLICO - "Io cerco sempre di creare questo tipo di empatia con la gente, poi sono uno che non si protegge mai. Arrivo in un club, prendo la maglia, la vesto, ci vivo e ci dormo: dopo crei empatia con la gente, antipatia con gli avversari. Ma questa empatia crea un rapporto speciale con la gente. Poi la palla entra, tu vinci e i titoli arrivano: e l'empatia si trasforma in passione, che è quello che è stato".
LE PARTITE DI QUELL'ANNO - "Ci sono tanti momenti chiave nella corsa scudetto e Champions: ci sono stati momenti chiave come la vittoria a Kiev, che è l'inizio di tutto, o la miglior sconfitta della mia carriera, a Barcellona, una cosa incredibile. Poi le due settimane con le tre finali, sembrava quasi un film con un finale perfetto in una storia fantastica per me".
CASSANO - "Mi piace, mi sono divertito con lui anche da avversario: era un avversario di grande talento, uno che fa bene al calcio e fa divertire la gente. Mi ricordo bei momenti con lui, un talento grande che poteva fare meglio: ma dico sempre che se ti sei divertito, non importa se non hai fatto meglio di quanto potevi".
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