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Come ogni ex ingrato degno di questo nome che, appena passato dall'altra sponda, inizia a sputare nel piatto in cui ha mangiato per anni, ecco che il giocatore del Milan Sulley Muntari versa effluvi di veleno sul suo passato nerazzurro. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera Muntari ha detto le solite cose riguardo la nuova mensa: «Sono felice. Al Milan ho trovato una nuova famiglia senza neppure cambiare città. Una grande famiglia perché qui ti fanno sentire importante ed era proprio quello che cercavo».Poi ecco le parole sull'Inter: «Che cosa non ha funzionato all’Inter? Boh. Io mi allenavo, facevo di tutto per farmi trovare pronto, ma non so che cosa avessero in testa loro. Non mi dicevano niente. Però le cose brutte che fai ti tornano indietro. Io credo molto in Dio e Dio dice questo. Loro continuavano a fare come volevano, io continuavo a dare il massimo. Me ne hanno fatte di tutti i colori. Non ci si comporta così tra esseri umani».Già, ma loro chi? Muntari fa il nome e si raccomanda pure a chi lo intervista (Alberto Costa, ndr): «Branca. Per favore scriva il suo nome, mi raccomando. Io sono uno che rispetta il bambino e l’anziano. Lui invece, quando entrava nello spogliatoio, voleva che mi inchinassi quasi che fosse il mio Dio. Amico, a me lo stipendio lo paga Moratti, come a te… Siamo tutti e due suoi dipendenti… La verità è che nessuno dei giocatori lo sopporta, io l’ho inquadrato subito. Io però sono più forte di lui. Io sono un uomo, io sono pulito.Lui invece è falso. Sa perché ha fatto mandare via Oriali? Perché Oriali era una persona perbene. Lui ha capito che se Oriali fosse rimasto avrebbe fatto il bene della società».
Poi Muntari rincara la dose: «Andava in giro a dire che sono una brutta persona, che facevo casino. Però dopo tre anni non ce la facevo più, così, prima di partire per la Coppa d’Africa, ho detto a quello che sta sempre insieme a lui, Ausilio di riferire a Branca che la pazienza era finita e che non si permettesse più di sparlare di me in pubblico».
Poi parlando del Milan Muntari dice: «Galliani e Braida… Impossibile trovare persone come loro. Le persone vere si vedono subito, anche dai dettagli. Branca non mi è piaciuto dalla prima volta che l’ho incontrato, di loro invece ho capito al volo che era gente per bene. Con loro rido e scherzo, sono me stesso. Non è che se uno mette giacca e cravatta, come fa Branca, deve per forza sembrare James Bond sul campo d’allenamento».
Ultima domanda con decica: un eventuale scudetto lo dedicherebbe all'Inter che non ha creduto in lei? «No, all’Inter no. A Dio, che mi ha dato la possibilità di venire qui a vincere, alla mia famiglia e poi al mio compagno Morosini, che non meritava di morire così».
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