Domenica ci sarà Roma-Cagliari, una partita importante per Nainggolan. In vista della sfida Repubblica ha intervistato l'ex centrocampista dell'Inter che ha parlato anche dei motivi della sua partenza in estate.
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Nainggolan: “In questa Inter ci potevo stare, ma Conte aveva delle richieste. Scudetto? Rosicherei…”
Il centrocampista del Cagliari ha parlato del trasferimento estivo dall'Inter al club sardo
Domenica tornerà all’Olimpico da avversario dei giallorossi. Nainggolan, le fa effetto?
«Certo. L’anno scorso non ci ho giocato con l’Inter, non so bene cosa aspettarmi allo stadio. Spero non mi fischino».
Quanti biglietti le hanno chiesto?
«Solo gli amici stretti sono dodici: era la normalità quando ero lì, ma da qui a domenica aumenteranno».
Cagliari invece cos’è per lei?
«Qui sono diventato uomo, e giocatore di calcio. È come tornare a casa. Cagliari è piccola, passeggio in centro, mangio una cosa fuori, vado dove mi porta il giorno».
Lì ha conosciuto sua moglie, che da mesi sta combattendo il tumore, trovando anche la forza di mostrarsi senza capelli.
«Claudia è donna forte e sta cercando di trasmettere pubblicamente un messaggio. Io sono più intimo, lei ha fatto una scelta ed è lei che deve decidere: vuol far capire che non bisogna vergognarsi, sono cose che bisogna combattere, una volta che ce le hai l’unica uscita è quella. Sta cercando di parlarne con persone, altre donne che hanno la stessa malattia per incoraggiarle a non vergognarsene mai».
Meglio l’amore di piazze come Roma e Cagliari o uno scudetto?
«Non ho mai pensato allo scudetto: non ho vinto niente ma non mi interessa, non cambierei nulla della mia carriera. Meglio stare dove mi apprezzano e mi vogliono bene».
Ma è diventato una plusvalenza.
«Assurdo dover vendere per forza i giocatori, così una società non potrà mai vincere. E si trasformano gli uomini in numeri».
L’Inter gioca la Champions e ce l’ha portata lei. Che effetto fa?
«Vero, l’Inter l’ho portata in Champions col gol decisivo, ma il merito è di tutti. Sono contento che siano veramente forti quest’anno, auguro loro il meglio».
E non le dispiacerebbe se vincessero lo scudetto?
«No, dispiacere no. Ma un po’ "rosicherei": secondo me in quella squadra ci potevo stare».
Ma perché Conte, che la voleva al Chelsea, l’ha lasciata partire?
«La società su di me aveva preso una decisione. Lui alla società aveva chiesto dei giocatori. E se vuoi ottenere qualcosa devi anche dare. È strano trattare due anni fa un giocatore dicendo che non ne puoi fare a meno e due anni dopo non calcolarlo più: non mi pare logico».
Lukaku la chiamò quest’estate?
«Sì, l’ho sentito. Mi ha detto che stava andando a Milano, mi ha chiesto di aspettare: "Dai, quest’anno staremo insieme", poi è successo il contrario».
Parliamo invece di razzismo. L’Italia è peggiorata?
«Io credo che il razzismo ci sia sempre stato e temo ci sarà sempre, è nella testa della gente. Ma non si può e non si deve accettare».
Nello spogliatoio si parla mai di temi sociali?
«Sì, del razzismo se ne parla perché fa parte del nostro mondo, ci riguarda da vicino. Altri temi poco».
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