Arrivato all'Inter su espressa richiesta di Luciano Spalletti nell'estate del 2018, Radja Nainggolan non è riuscito a ripetere in nerazzurro quanto fatto con la maglia della Roma. La sua esperienza milanese è stata caratterizzata da più ombre che luci, e dopo due prestiti nella "sua" Cagliari si è arrivati lo scorso agosto alla rescissione del contratto, con conseguente ritorno in patria, all'Anversa. Il centrocampista belga, in un'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, è tornato sui suoi mesi interisti e svelato un retroscena di pochi mesi fa: "Una volta Spalletti mi ha dato una bottigliata in testa. Avevo giocato un primo tempo da schifo contro il Toro. Eravamo tutti lì a guardarci le scarpe senza dire niente, con la testa china, poi lui arriva da me e… 'stuck'. "Svegliati un po'", mi disse, tirandomi l'acqua. E giù a ridere. [...] Tra un mese compirò 34 anni, ma sto ancora alla grande".
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Nainggolan: “All’Inter mai stato come a Roma. Inzaghi mi chiese di restare, ma…”
Il centrocampista belga, tornato in patria per giocare con l'Anversa, ricorda la sua esperienza in nerazzurro
All'Inter forse non si è mai trovato a suo agio.
"Sa cos'è? La Roma è stata la donna della mia vita, e quando finisce un amore così grande non sai se il successivo sarà mai come il precedente. La storia tra me e i giallorossi è finita in modo doloroso, a Milano non ho mai avuto la stessa 'fiamma' che mi accendeva nella Capitale".
Il primo anno a San Siro è andato bene però.
"Mi ha voluto Spalletti. Ho segnato sei gol, ci siamo qualificati di nuovo in Champions, poi ho preso qualche fischio di troppo dopo un rigore sbagliato in Coppa con la Lazio. Conte, in estate, fu schietto e sincero. Lui mi aveva cercato ai tempi del Chelsea nel 2016, già allora voleva anche Lukaku".
Che ne pensa di Simone Inzaghi?
"Le dico questa: tempo fa ci siamo ritrovati in aereo per andare in vacanza alle Maldive. Siamo stati 6 ore a parlare di calcio, abbiamo anche amici romani in comune. In estate mi ha chiesto di restare all'Inter, ma sono tornato in Belgio. Ormai ero fuori dai piani della società".
Si rivede in qualcuno in particolare?
"Barella, solo che io segno un po' di più".
Chi vince lo scudetto?
"La favorita è l'Inter. Con il Verona ha dominato, la squadra è forte. Certo, se avesse perso con la Juve avrei detto i bianconeri…".
Al futuro pensa mai?
"Il mondo intorno al calciatore mi inizia a stufare, ma la passione c'è. Se mi dai un pallone gioco sei ore. Ora come ora non penso a una vita fuori dal calcio".
Se l'Italia chiamasse tornerebbe?
"Certo. Posso dare ancora molto".
La sua più grande forza?
"Essere coerente. Sulla mia vita privata si è detto di tutto, ma ribadisco: che male c'è a bere un bicchiere di vino o a uscire la sera? Non mi sono mai nascosto. E sono più uomo io di chi invece lo fa".
Ha mai fatto le tre di mattina prima di un match?
"La sera prima mai, ma due o tre sere prima sì. Spesso ho anche giocato grandi partite, altre volte ho fatto schifo. Vivo così, non sarò mai uno finto".
(L'intevista completa su gazzetta.it)
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