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NATALINO: “Peccato è finito il mio sogno. Ma ora mi dedico ai bambini”

Riccardo Fusato

E’ stato un fulmine a ciel sereno, ma il sogno di Felice Natalino è stato davvero breve. Dopo alcune presenze con l’Inter, e qle presenze in Under 21, ecco l’amara sorpresa. Il suo cuore batte troppo forte e non è idoneo al gioco del...

E’ stato un fulmine a ciel sereno, ma il sogno di Felice Natalino è stato davvero breve. Dopo alcune presenze con l’Inter, e qle presenze in Under 21, ecco l’amara sorpresa.

Il suo cuore batte troppo forte e non è idoneo al gioco del calcio. Lui ha smesso di giocare non ancora ventenne a causa di quella maledetta aritmia, scoperta per caso a Roma, durante una visita di routine: dovrebbe essere una formalità prima di una tournée in Indonesia e invece gli ridisegna la vita. La sospensione dall’attività agonostica, i nuovi esami, la speranza del ritorno. Poi la crisi che lo sorprende a casa, in Calabria, l’intervento chirurgico a Milano, l’addio.

Dalle pagine del Corriere dello Sport, l’ex giovane promessa nerazzurra prova a guardare oltre l’ostacolo: “Ogni tanto mi scopro a riflettere su quello che poteva essere e non è stato, ma so che i problemi seri sono altri e che nulla vale la salute. Ho imparato a osservare il bicchiere senza chiedermi se è mezzo pieno o mezzo vuoto: non gioco più però poteva andarmi peggio, se penso al povero Morosini mi sento fortunato. E così quando ricordo un ragazzo che giocava con me nel Crotone: l’ha portato via un incidente, io sono qui, non ho il calcio ma ho la vita. Purtroppo il destino ha voluto diversamente. Ma rimarrà per sempre in me l’onore di aver giocato con Dei come lui e sto parlando di Samuel Eto’o e quella foto fatta con lui nel ritiro di Pinzolo. Non immaginavo che un’immagine e una riflessione potessero suscitare tanto clamore. Volevo solo fissare un momento caro, invece è stato interpretato come l’addio definitivo. In realtà avevo già deciso, seguendo il consiglio dei medici: niente più sforzi al cuore, al di là dei nulla osta. Ad ogni modo, ho avuto una risposta stupenda: mi hanno scritto in migliaia per augurarmi in bocca al lupo, ringraziarmi di piccole emozioni trasmesse, ripetermi che avrò altre opportunità.Ora mi diverto sui campi di provincia, L’unico problema - ride - è quando facciamo le squadre: finisco per squilibrarle e così mi toccano sempre i più scarsi.Mio padre gestisce una scuola calcio, La gestisce da trent’anni, ci mette entusiasmo e competenza. Mi dicono fosse davvero bravo con il pallone, ma erano altri tempi: s’è laureato in scienze motorie e ha intrapreso un percorso diverso. Forse - sorride - non ha avuto il papà che ho avuto io: mi ha sempre incoraggiato e sostenuto, s’è sacrificato fin da quando ero bambino. Se penso che mi accompagnava tutti i giorni da Lamezia a Crotone per allenarmi, aver lasciato il calcio mi dispiace più per lui, Mi piace dare una mano a mio padre. Amo il calcio, lo sport in generale, e spero, un giorno, di tornare a farne parte: non so se come tecnico oppure agente, studio giurisprudenza immaginando anche quel futuro”.